Legge anti-moschee bocciata dalla Consulta, la Regione all’attacco
Fa discutere la decisione della Corte Costituzionale di bocciare la cosiddetta legge anti-moschee varata dalla Regione Lombardia nel 2015 su impulso della bresciana Viviana Beccalossi.
Secondo i giudici della Consulta, infatti, la norma del Pirellone limita in maniera irragionevole la libertà di culto, cozzando con l’articolo 19 della Costituzione, in particolare per quanto riguarda gli articoli che impongono un piano per le attrezzature e per la discrezionalità dei Comuni sull’inserimento dei luoghi di culto nei Pgt, precondizione per la loro autorizzazione. Una decisione che accoglie, dunque, i dubbi sollevati dal Tar nel 2018 sul caso di un centro islamico di Varese.
Ma la Regione non ci sta. “Era giusto andare avanti, come avveniva in un paese in provincia di Cremona, con locali che di giorno erano macellerie islamiche e di notte moschee abusive? – scrive in una nota il presidente della Lombardia Attilio Fontana – Secondo me, no! Non conosco nel dettaglio le motivazioni della Consulta sulla nostra legge – che studieremo a fondo – ma sono certo che la norma regionale intende contrastare chi non rispetta le regole e afferma e persegue i principi della sicurezza dei cittadini”.
“Facile parlare di libertà di culto per i musulmani in Italia, quando questa libertà è spesso pagata con la vita dai cristiani in tutto il mondo. – incalza Beccalossi – Lascio ai giuristi le interpretazioni tecniche della sentenza, ma tutti devono ricordare che la legge del 2015 è stata emanata mentre nelle nostre città emergevano ovunque moschee abusive in scantinati e retrobottega, mentre in mezza Europa si viveva nel dolore e nella paura degli attentati terroristici. Una legge – prosegue – che ha fatto aprire gli occhi su una situazione pericolosa e incontrollata e che ha cercato di fissare regole valide per tutti sulla costruzione dei luoghi di culto. Oggi sicuramente esulteranno in molti: io resto convinta che con quel provvedimento la Lombardia abbia fatto aprire gli occhi su una situazione che, da Milano al più piccolo dei comuni, non poteva e non può essere tollerata. Agli avvocati che hanno presentato i ricorsi – conclude Viviana Beccalossi – dico ‘bravi’. Diverso è però provare a difendere i cristiani nei paesi islamici, dove non esistono Tar e Consulte, perché non esiste principio di reciprocità”.