La Brescia del 2030? Le prime idee arrivano da via Vantini
Brescia ha una grande sfida davanti: quella di progettare subito il proprio futuro – da qui al 2030 e oltre – per non farsi trovare impreparata di fronte alle sfide del domani. E’ questa la premessa del dibattito che si è tenuto questa sera allo showroom 39Vantini, di via Vantini, in città, promosso dall’associazione culturale Educare Futuro in collaborazione con Bresciacittàgrande.
Per discutere di BresciaCittà grande 2030 / il futuro tra sogno e progetto al tavolo dei relatori erano in tre: Alessandro Belli, imprenditore e membro del comitato dei saggi di Palazzo Loggia, lurbanista Alessandro Benevolo e la presidente di Italia Nostra Rossana Bettinelli. Ma tra il – selezionatissimo – pubblico erano presenti anche numerose autorità e personaggi di spicco della cosiddetta società civile, come il presidente di Aler Ettore Isacchini, l’ex assessore Claudio Bragaglio, il consigliere comunale Francesco Onofri, il consigliere Alessandro Cantoni, l’ex consigliere (e presidente di Anmil) Angelo Piovanelli e l’architetto Luciano Lussignoli. Ma anche nomi non sconosciuti alle cronache come Vanni Brondi e Sergio Di Martino.
Un dibatitto che più che cercare di indovinare il futuro, ha cercato di delineare (a tratti larghi) un progetto concreto per la città del domani nella speranza di cambiare il corso naturale delle cose, secondo il tema dettato da Belli.
Ad aprire il confronto – dopo l’introduzione di Belli – è stata la presidente di Italia Nostra Brescia, che ha posto l’accento sulla questione delle aree industriali dismesse, che occupano 4 milioni e mezzo di metri quadrati. Mentre Benevolo è partito dalla domanda: “Cosa potrebbe rendere speciale la città in prospettive così lunghe?”, per sottolineare l’importanza della specializzazione per il futuro di Brescia. L’urbanista ha quindi indicato nell’inquinamento il problema principale della città e lanciato tre idee per il domani.
La prima – che parte dalla premessa che “Brescia è la città italiana con le maggiori aree verdi cittadine” – è quella di diversificare parchi e giardini dando loro una specializzazione tematica (un parco per la lettura, un parco per la musica). La seconda è quella di attrezzare la città con nuovi spazi per lavorare. La terza è la riduzione drastica del traffico veicolare, chiudendo le strade, restringendo le carreggiate e sostituendo le auto con le bicilette.
Proposte su cui si è detto sostanzialmente d’accordo anche Belli, che ha richiamato la sua proposta di riportare il lavoro all’interno della città. Per poi passare in rassegna alcune innovazioni-modello e passare la parola ad alcune testimonianze, che hanno declinato il tema del confronto sui temi specifici del marmo e del florovivaismo, con la proposta di un festival del giardino per rivitalizzare il Cidneo.
Tra le note di chiusura finale è da segnalare l’intervento della Bettinelli, che ha ricordato il “Piano dei servizi pubblici e del verde pubblico” del 1990, voluto da Leonardo Benevolo e Luigi Bazoli, sottolineando che “è stato messo nel cassetto affermando che era il libro dei sogni”. La presidente di Italia nostra, ancora, ha rilanciato la proposta di mettere nell’ex museo delle Poste la sede del Museo di arte contemporanea di Brescia. Per il Cidneo, infine, la Bettinelli ha parlato del sogno di collegare con un ponte il Castello con la Maddalena.
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