di Enrica Recalcati – Una imperdibile opportunità per passare piacevolmente qualche ora immersi nella cultura del bello, cullati e avvolti in un luogo magico, fuori dal tempo, dove il nostro tempo perde la dimensione reale e non ti accorgi che il museo deve chiudere e devi uscire, proprio come è successo a me.
Accolta come una regina, e lo sono tutti in ugual modo, tale ti senti in queste preziose sale dal profumo di storia e dal fascino irresistibile.
Pierangela Geminiani Vice Presidente e A.D. della Fondazione Giacomini Meo Fioret mi introduce ai Musei Mazzucchelli, non senza una nota di sconforto, per le difficoltà quotidiane che deve affrontare affinché si possa mantenere ad un così alto livello questo patrimonio culturale. Una donna che viene dal mondo dellimprenditoria, Pierangela, che ha messo a disposizione le sue capacità e la sua creatività per valorizzare e incrementare questa realtà.
Cecilia Della Valle, preziosa presenza di volontariato, mi introduce nelle sale della villa, partendo dal piano nobile dove anticamente vivevano i conti Mazzucchelli.
La casa museo Giammaria Mazzucchelli, noto letterato del Settecento, è un percorso esclusivo, dove si possono ammirare arredi e oggetti depoca nella loro originaria collocazione, affreschi di Francesco Savani, lampadari di vetro provenienti da Murano, librerie con testi pregiati e perfino un pianoforte a coda autografato, appartenuto ad Arturo Benedetti Michelangeli. Mi faccio trasportare dalla narrazione pittorica ammirando il grande affresco della seconda sala che riproduce lantico e acceso diverbio fra Verona e Brescia che si contendono la supremazia. Noto il Grifone, vicino allallegoria bresciana e in un attimo mi sfreccia davanti un secolo di storia, pensando ai versi del Carducci che con irresistibile enfasi ha cambiato, per merito, il rapace in Leonessa dItalia, quella che vediamo ancora oggi negli stemmi che rappresentano la nostra città.
La costruzione e la decorazione delledificio sono legate alla figura di Federico Mazzucchelli (Brescia, 1671- 1746) e del figlio Giammaria (Brescia, 1707-1765), noto letterato del 700: nel 1722 Federico Mazzucchelli rilevò la cinquecentesca casa padronale dei nobili Maggi, aggiungendo poi al complesso esistente il corpo centrale e lala occidentale. Il figlio Giammaria condusse a termine i lavori nel 1753, comè ricordato nella lapide posta tra larchitrave e il timpano della porta centrale nel pronao.
Lo scenografico salone a croce greca rappresenta il corpo centrale della villa e ricorda le rotonde venete cinquecentesche. Il suggestivo ambiente e le salette ad esso adiacenti, con pavimentazione in antico seminato veneziano, riportano alle storiche ville palladiane, così come lingresso realizzato con limpiego di sei colonne provenienti dallantica chiesa di San Pietro de Dom (demolita per far posto al Duomo Nuovo di Brescia).
La scalinata posteriore collega il salone direttamente al suggestivo parco della villa, sei ettari di verde curatissimo con piante secolari come il cedro del Libano con più di 260 anni, uniche per varietà e specie. Le meravigliose fioriture primaverili lo rendono adatto a raffinati ricevimenti nuziali, feste da ballo, cerimonie, serate di gala. I resti di una fontana che ospitava un Nettuno, opera di Alessandro Callegari, testimoniano lantica presenza di dieci statue di Maschere che vennero trafugate dopo la seconda guerra mondiale.
Si racconta che nell800 allinterno del parco ci fu un duello tra il conte Lechi e un Mazzucchelli, per motivi amorosi, e che vinse il conte Mazzucchelli.
MUSEO DELLA MODA E DEL COSTUME
Il Museo della Moda e del Costume occupa le sale delle antiche scuderie, ospita una collezione costituita da 6000 pezzi, databili tra linizio del Settecento e la nascita dellalta moda nel Novecento. La collezione è lascito e ricordo della poetessa Franca Meo, che insieme al marito Piero Giacomini, ha abitato la prestigiosa villa.
Scarpe décolleté in crepe di seta, di lucertola, con tacchi in plexiglas, di velluto, di cady di seta o con passamanerie dorate, borsette di raso e piume di struzzo, cappelli a cupola e toque con penne di fagiano o ciuffi di aigrette, stole di shantung e boa di marabù, preziosissimi bustier ricamati a mano dai colori pastello, anelli, collane, portacipria e ombretto, guanti, sciarpe e foulard di foggia e disegno esclusivi. Abiti e accessori, biancheria e abbigliamento infantile, stampe antiche, cartoline e foto storiche.
MUSEO DEL VINO E DEL CAVATAPPI
Il Museo del Vino e del Cavatappi, ospitato negli ambienti della barchessa occidentale della villa, si estende su tre piani, di cui uno interrato, che corrispondono ad altrettanti settori. Nel locale interrato, dedicato alla Coltura della vite e vinificazione, sono riuniti alcuni strumenti specifici del vignaiolo: falcetti, pigiatrici, torchi e uno straordinario carro piemontese per il trasporto delluva.
La sezione al piano terra, che si apre con un prezioso torchio del XVII secolo, è dedicata allElaborazione e imbottigliamento del vino e ospita attrezzi per il prelievo di campioni, insieme a densimetri e termometri con cui si valutava il decorso e la regolarità della fermentazione, soffietti e pompe per il travaso del vino nelle botti e filtri per lillimpidimento dei vini. La collezione comprende tutta una serie di strumenti per lanalisi della qualità del prodotto come vinometri, bagnomaria, ebulliometri e distillatori, tra i quali ricordiamo un distillatore in rame del XVIII secolo con cui si otteneva il brandy.
Al primo piano, nella sezione dedicata ai Cavatappi e tappatrici depoca, ci addentriamo in una delle più eclettiche e vaste collezioni mondiali di cavatappi antichi e moderni. Oltre 2300 pezzi, di ogni provenienza e forma, da quelli inglesi, sofisticati, a quelli di origine francese, per continuare con gli italiani e i tedeschi.
L’ARTE CONTEMPORANEA IN VILLA
Larte contemporanea in Villa, mostra temporanea dal 29 aprile al 17 settembre 2017, organizzata dalla Fondazione Mazzoleni in collaborazione con la Fondazione Giacomini Meo Fiorot, dove 47 artisti selezionati dal Presidente Mario Mazzoleni, espongono le loro opere pittoriche e scultoree. Lapertura della mostra è stata occasione per la presentazione del catalogo annuale Summer Art 2017.
Inaugurata da Vittorio Sgarbi, ha ospitato lartista Gabriella Marazzi che per loccasione gli ha dedicato un ritratto dal titolo Il professore.
Dei giovani e talentuosi artisti in mostra, vorrei ricordarne alcuni.
Mi piacciono le linee morbide nel nudo di Sergio Sassida, il silicone marino di Francesca Siriani, lo psichedelico gioco di piccoli specchi di Simone Lingua, linfinita scultura in ferro di Giuliano Ferla, il collo in pizzo di Emanuela Zavattaro, la perfetta quasi maniacale geisha setosa di Sabrina Golin, le foglie ramate di Maura Putzolu e loriginale pensata del QR code che permette di visualizzare immagini oniriche davvero esclusive nellopera Il labirinto dei sogni di Andrea Prandi.
Tutto questo grazie alla Fondazione Giacomini Meo Fiorot, costituita in data 9 febbraio 1995, formalmente riconosciuta dalla Giunta Regionale della Lombardia, che ha lo scopo di tutelare, promuovere e valorizzare il patrimonio immobiliare, storico, artistico, ambientale di Villa Mazzucchelli e delle collezioni museali in essa racchiuse. Intitolata ai suoi fondatori Piero Giacomini (Conegliano Veneto, 1935) industriale biochimico, e di Franca Meo (Treviso, 1939 Brescia, 1999) poetessa e scrittrice, nel 2006 si è arricchita di un lascito di Dino Fiorot (Treviso, 1919 Padova 2011), professore emerito di Filosofia Politica dellUniversità di Padova e di Carmen Meo (Treviso, 1925 Padova 2009), psicopedagoga e scrittrice, esperta in creatività infantile.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO
Villa Mazzucchelli è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00. Il sabato e la domenica la villa è aperta solo su prenotazione. Il biglietto intero costa 8 euro, 6 il ridotto.
Le visite guidate si effettuano, su prenotazione, telefonando al n. 030 212421 (fax 030 2072014) o tramite mail allindirizzo: [email protected]
Interessante l’articolo sui Mazzucchelli: sono una delle cose più sottovalutate di Brescia!
Infatti è un peccato che non se ne parli e non si visiti. Spero di aver fato un piccolo impulso!