Caro Girelli, il Pd non è credibile quando parla di autonomia
di Fabio Rolfi – Accolgo con piacere lo spunto lanciato dal collega Girelli del Pd circa il referendum sullautonomia della Lombardia, fissato per il prossimo 22 ottobre. Fa piacere infatti sentire il Partito democratico parlare di regionalismo e certamente un confronto sarebbe utile a tutti in questo senso. Purtroppo però luso del condizionale non è casuale perché le premesse del discorso portato da Girelli lasciano alquanto a desiderare. Il consigliere regionale democratico, ma in realtà di tutto il Pd, parte infatti da un presupposto che fa letteralmente a pugni con la realtà; in sostanza ci viene rimproverato di voler spendere soldi inutilmente in quanto il Governo sarebbe certamente disposto a concedere maggiore autonomia, basterebbe aprire il tavolo delle trattive.
Detta così sembrerebbe la cosa più semplice di questo mondo, ma forse vale la pena rinfrescare la memoria del lettore su chi sia esattamente la controparte in questa vicenda. Il Pd infatti è lo stesso partito che ha sostenuto il Governo Monti, proprio quellesecutivo che ha limitato i poteri dei sindaci e ha bastonato i Comuni accentrando le tesorerie a Roma, sottraendo loro il controllo delle risorse. E ancora si tratta del partito che ha partorito la Legge Delrio, riforma che doveva cancellare le Province ma invece si è limitata a togliere loro competenze e risorse, lasciandole intatte come ente, non portando al risparmio di un solo euro e causando unicamente un enorme caos generalizzato. Il Pd, infine, è proprio quel partito che dato i natali alla peggiore riforma costituzionale della storia, massacrata dal voto popolare del 4 dicembre, che, fra le altre schifezze, aveva come baricentro proprio il defraudare le Regioni dei poteri concessi dalla Carta, riaccentrando tutte le competenze a Roma e rendendo gli Enti del territorio degli inutili passacarte.
In caso non si fosse capito quindi, le persone con cui la Lombardia avrebbe dovuto trattare, quelle che, stando alle parole di Girelli, sarebbero così disponibili a concedere maggiore autonomia già domani, sono proprio le stesse che negli ultimi 5 anni hanno fatto tutto ciò che era loro possibile per umiliare, svilire e in ultima istanza annientare il già debole regionalismo di questo Paese.
Come detto in apertura fa certamente piacere apprendere che i democratici lombardi si siano destati dal torpore e adesso vogliano di parlare di autonomia, peccato però che la loro credibilità sia prossima allo zero. Loperato istituzionale dei loro colleghi romani ha dimostrato senza dubbio alcuno che il Pd è il principale nemico del regionalismo; il Governo Renzi senza Renzi non solo non ha alcuna intenzione di concedere maggiori risorse e competenze alla Lombardia, ma se anzi potesse ci toglierebbe anche quelle attuali.
Questa doverosa precisazione aiuterà certamente il lettore a comprendere meglio i motivi che ci vincolano alla scelta del referendum e ci impediscono di trattare con lo Stato senza una forte legittimazione popolare. Detto ciò è bene dire che a fronte di un residuo fiscale mostruoso (differenza fra tasse pagate e contropartita in servizi per i cittadini) di 53 miliardi di euro che ogni anno Roma ruba alla Lombardia, la spesa per la consultazione referendaria appare come una goccia nelloceano.
* Vice capogruppo Lega Nord Regione Lombardia