Di Mezza: il problema non sono i giudici ma i giornali

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Lo “sfogo” di Lonati su Bsnews.it trova consenso anche a centrodestra. Anche tra chi – per ruolo attuale e per posizione consolidata – non può certo essere inserito nell’elenco dei falchi, come Fausto Di Mezza: dirigente del Pdl, ex assessore al Bilancio di Palazzo Loggia e attuale vicepresidente della Sorveglianza di A2A. 

Che ne pensa delle dichiarazioni di Lonati?
Ha perfettamente ragione. Troppo spesso si indica il problema nella magistratura, quando in realtà il nodo sta in come vengono utilizzate determinate informazioni. E’ dal 1994 che lo strumento dell’avviso di garanzia, nato per tutelare l’indagato, viene utilizzato dai media per distruggere politicamente o economicamente un avversario. Indagini spesso doverose si concludono con l’assoluzione, ma nel frattempo – nell’immaginario collettivo – l’indagato è già colpevole.

La questione è strutturale o riguarda alcuni giornalisti più di altri?
Non tutti trattano i casi allo stesso modo. Alcuni si comportano correttamente. Ma su altri quotidiani viene attuato un linciaggio costante – spesso su questioni inesistenti – nei confronti del “nemico”. Inoltre, in molti casi, i media influiscono negativamente sul corso della giustizia, bruciando le indagini con anticipazioni inutili o addirittura false.

Già. Ma contestualmente i media hanno il diritto-dovere di fare i nomi. Come si risolve questo conflitto?
La soluzione non può che essere di carattere culturale. Nessuno è colpevole se non è intervenuta una condanna al terzo grado di giudizio. E anche tra i giornalisti deve diffondersi una maggiore cultura della giustizia. Inoltre i media devono essere consapevoli della grande responsabilità che hanno: non si possono distruggere vite e famiglie per vendere qualche copia in più.

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2 Commenti

  1. Interessante il passaggio dogmatico del centrodestra dalla magistratura politicizzata ai media che sparlano pur di vendere. Si dice: alcuni, altri, il "nemico"o l’avversario, ma nessuno ricorda che i giornalisti nel resto del mondo sono i cani da guardia della democrazia mentre da noi si distinguono per essere i cani da riporto: del potere, del padrone o del "principe" di turno.

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