Fecondazione eterologa, resta il divieto. Il caso sollevato da una coppia bresciana

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La Corte Costituzionale non boccia la Legga 40, laddove vieta la fecondazione eterologa. La Consulta ha rimandato gli atti ai tribunali di Firenze, Catania e Milano – cui si erano rivolte delle coppie sterili e che avevano sollevato la questione di costituzionalità – invitandoli a considerare la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo del 3 novembre scorso che aveva stabilito che vietare la fecondazione eterologa nei paesi comunitari è legittimo. A sollevare il caso alla Consulta era stata per prima una coppia di Brescia, 30 anni lei, 35 lui. L’uomo è sterile e per poter realizzare il loro sogno di avere un figlio avevano deciso di presentare ricorso contro la legga 40 piuttosto che rivolgersi a qualche centro estero. Il loro ricorso era stato presentato presso il tribunale di Firenze, il cui giudice decise di sollevare il dubbio di legittimità costituzionale. Altre due ordinanze sulla stessa questione, dei tribunali di Catania e Milano, sono state riunite con il provvedimento del tribunale di Firenze ai fini del pronunciamento della Consulta. Ieri la sentenza.

“E’ una sentenza ”interlocutoria” ha commentato l’avvocato Filomena Gallo, che ha assistito la coppia di Brescia. Tale pronunciamento, spiega Gallo, ”comporta che i magistrati che hanno sollevato dichiarazione di incostituzionalità di riformulare il quesito, basandosi però solo sulle norme nazionali e non avendo come parametro – conclude l’avvocato – la sentenza della Corte Ue per i diritti dell’uomo che trattava del divieto parziale alla fecondazione eterologa riferito alla legge austriaca”.   

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