▼ Femmincidio di Giada: l’ex compagno l’ha stordita prima di lanciarla dal cavalcavia?

Stando a quanto si apprende, le telecamere della zona avrebbero inquadrato il passaggio dell'auto di Favero - salita e scesa dal cavalcavia nell'arco di due minuti - ma non avrebbero ripreso alcuna persona a piedi.

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Giada Zanola, foto da Facebook

La bresciana Giada Zanola è stata stordita in casa, caricata in auto e poi gettata dal ponte del cavalcavia sull’autostrada, dove un camion ne ha poi straziato il corpo?

E’ su questa ipotesi che stanno lavorando gli investigatori in relazione all’omicidio della 34enne di Folzano, madre di un bimbo di soli 3 anni, uccisa il 29 maggio dal compagno, l’autotrasportatore Andrea Favero. L’uomo – che lei aveva deciso da tempo di lasciare – si trova ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario, ma gli investigatori sono al lavoro per capire se la posizione dell’uomo sia ben più grave.

Stando a quanto si apprende, infatti, le telecamere della zona avrebbero inquadrato il passaggio dell’auto di Favero – salita e scesa dal cavalcavia nell’arco di due minuti – ma non avrebbero ripreso alcuna persona a piedi.

La Procura vuole verificare se quel giorno Favero abbia reso inoffensiva la compagna con sostanze (“aveva paura di essere avvelenata”, avrebbe riferito un’amica alla Polizia) prima di caricarla sull’auto (drogata ma viva) e gettarla dal cavalcavia simulandone il suicidio, un’operazione quest’ultima che – stando ai primi rilievi – risulterebbe fisicamente non facile anche per un uomo come lui in presenza di un soggetto che cercasse di difendersi.

Decisivi, per conoscere la verità e per determinare l’eventuale premeditazione del delitto, saranno i risultati della perizia tossicologica.

Favero, lo ricordiamo – secondo quanto riferito da diversi media – avrebbe inizialmente riferito di aver avuto una lite con Giada, che si sarebbe allontanata a piedi da casa. A quel punto, lui l’avrebbe seguita con l’auto fino al cavalcavia, dove al culmine della lite sarebbe avvenuta la tragedia. Ma le dichiarazioni sarebbero state rilasciate in assenza di avvocato e non ripetute davanti al pm: dunque non sono utilizzabili dal punto di vista processuale.

In attesa di risposte mediche, le forze dell’ordine sono al lavoro anche per individuare il cellulare della vittima, il cui segnale si è spento dalle 4 della stessa notte (mezz’ora dopo la tragedia). Nelle scorse ore è stato anche sequestrato il router dell’abitazione nella speranza di trovare nuovi indizi. Anche la borsetta di Giada, lo ricordiamo, è sparita. Mentre i documenti sono stati trovati sparsi in autostrada.

Giada Zanola, foto da Facebook

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