▼ Prezzi, Coldiretti: miele estero affossa le produzioni italiane

Facchetti: "La concorrenza sleale penalizzai produttori italiani già colpiti da cambiamenti climatici e aumento costi"

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Miele, foto generica da Pixabay

L’import sleale e i cambiamenti climatici affossano il miele italiano con i produttori nazionali che devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa qualità a prezzi stracciati, come quello cinese che viaggia poco sopra l’euro al chilogrammo, mentre aumentano i costi di produzione necessari per fronteggiare maltempo e siccità. A denunciarlo è Coldiretti in occasione di Apimell, la più importante Mostra Mercato Internazionale specializzata nel settore apicoltura.

Nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte – rileva Coldiretti – di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili, che ha risentito degli effetti del clima, secondo l’analisi della Coldiretti su dati dell’Osservatorio Miele. 

“Attraverso l’acquisto diretto del miele dagli apicoltori italiani si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape – dichiara la di Coldiretti Brescia Laura Facchetti  – occorre anche che in Europa venga introdotto il principio di reciprocità affinché tutto il miele che entra nel nostro Paese rispetti le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, qualità e rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che vigono in Italia tenendo sempre alta l’ attenzione sul miele estero sintetico, fatto in laboratorio e non dalle api”. 

Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo. Una mole di prodotto a prezzi stracciati finita nel mirino di un’indagine della Commissione Ue che ha fatto analizzare una quota di campioni di miele importato, riscontrando che nel 46% dei casi non è conferme alle regole comunitarie, con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l’uso di additivi e coloranti per falsificare l’origine botanica. Il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva dalla Cina (66 su 89, pari al 74%), mentre il paese con la percentuale più elevata di campioni di miele sospetti è risultata la Turchia (14 su 15, pari al 93%).

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia Edoardo Mombelli apicoltore di Quinzano d’Oglio – è necessario verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure acquistare direttamente dai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica:   questo è il modo migliore per sostenere l’apicoltura italiana, difendere le api e la biodiversità”. 

In Italia – conclude Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania, secondo il Centro Studi Divulga. L’Italia vince però in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, e il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.

 

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