“Abbiamo chiuso il campionato a giugno con due immagini: una società che vince, il Lecco ed una che saccheggia lo stadio perché retrocessa (il riferimento è ai disordini durante lo spareggio perso con il Cosenza, ndr). Immagine strana: oggi il Lecco è in Terza categoria ed il Brescia in B: è stato lanciato un messaggio che è contrario ai valori dello sport”. A dirlo è stato nelle scorse ore il presidente della Figc Giuseppe Gravina, che – in maniera davvero sorprendente – ha attaccato la società bresciana.
“Pensare che ogni volta gli sconfitti attendano riammissioni o ripescaggi va contro lo sport e quei valori che vogliamo portare avanti anche per riavvicinare le famiglie allo stadio e al calcio. (…)”, ha detto il numero uno del calcio, aggiustando poi il tiro e – in apparenza – contraddicendosi: “I problemi non si risolvono rinviando di cinque anni la copertura delle perdite o rateizzando il debito fiscale. Non è giusto alterare il valore dell’equa competizione… qualcuno ci supporti affinché i club partecipino tutti nello stesso modo e non che chi paga retrocede e chi non paga a volte vince”.
Parole che fanno discutere, perché una parte delle regole alla base dei problemi attuali del calcio (comprese quelle che hanno determinato la mancata ammissione del Lecco in B) sono state fissate proprio dalla Figc. Così come appare dubbio il riferimento diretto al Brescia Calcio: la tifoseria delle rondinelle e il suo presidente, per quanto mostrato, non possono certo andare esenti da critiche, ma a differenza di altri non hanno fatto ricorso a doping finanziario per arrivare davanti agli altri. Gravina lo ricordi con maggiore chiarezza.
