“La Regione Lombardia riconosce dei voucher (misura B1) alle famiglie con figli autistici per avere a disposizione un educatore di sostegno che segua il bambino/adolescente sia a casa sia a scuola, ma, queste figure vengono sempre più a mancare o non garantiscono continuità di servizio perché scelgono altre attività. Il loro lavoro infatti è precario e mal pagato”. A lanciare l’appello è l’Associazione Movimento Genitori Lombardia ApS., secondo cui il problema riguarda ben 9.592 famiglie lombarde.
“Il problema – si legge ancora in una nota – è gravissimo se si considera che la loro formazione specifica viene spesso sostenuta dalle famiglie, con un investimento evidentemente “a perdere”, inoltre, perché, nel caso dei disturbi dello spettro autistico, una buona relazione tra paziente ed educatore è difficile da instaurare, richiede tempo e pertanto gli educatori per il bambino/adolescente non sono ‘supporti’ interscambiabili. Gli educatori vengono somministrati attraverso cooperative locali che usufruiscono di appositi bandi regionali; difficilmente le cooperative possono assumere a tempo indeterminato, perché il CCNL non permette assunzioni per meno di 12 ore settimanali, mentre ogni famiglia ha voucher solo per alcune ore. Raramente si riesce a fare un pacchetto di più famiglie perché vivono sparse sul territorio. Inoltre i bandi non sono neanche annuali quindi gli incarichi sono sempre a tempo determinato, oppure con contratti di collaborazione a partita iva, con le conseguenze che sono facilmente immaginabili. Gli educatori come tutti i lavoratori hanno bisogno di qualche sicurezza per il loro lavoro”.
In Italia le stime nazionali vengono condotte dall’Istituto Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute grazie al “Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico” e dicono che i bambini con autismo sono 1:77 nella fascia 7-9 anni. Anche questo è un fenomeno drammatico che andrebbe approfondito.