“Ho difeso mio figlio”. Così avrebbe detto la 56enne Raffaella Ragnoli a chi l’ha interrogata, spiegando le “ragioni” di quanto accaduto tra sabato e domenica. Un omicidio maturato in un contesto silenziosamente complicato (nessuno in paese se ne sarebbe accorto prima) e degenerato durante una lite per questioni futili.
La dinamica del dramma è ormai nota. La donna, durante l’ora di cena, ha ucciso con sei coltellate alla gola il marito Romano Fagoni davanti al figlio 15enne. Secondo la sua versione (l’interrogatorio è durato circa due ore), il gesto sarebbe stato causato dal fatto che l’uomo brandiva un coltello e minacciava l’incolumità del ragazzino. Sarebbe stato proprio il figlio a chiamare i numeri di emergenza (arrivati quando ormai non c’era più nulla da fare). La donna ha raccontato la sua versione ai Carabinieri e consegnato spontaneamente l’arma.
Raffaella Ragnoli si trova nel carcere di Verziano con l’accusa di omicidio volontario. La difesa ha chiesto per lei i domiciliari. Stando alle prime ipotesi, fra vittima e assassino non ci sarebbe stata alcuna colluttazione: rimane, dunque, da capire se la dinamica dei fatti sia compatibile con l’ipotesi della legittima difesa. Decisiva, per lo sviluppo giudiziario della vicenda, sarà la testimonianza del 15enne.
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