⚠️⚠️⚠️ Giallo del cadavere fatto a pezzi: ecco il punto sulle indagini
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Continuano le indagini per dare un nome alla donna il cui corpo è stato trovato domenica mattina, smembrato, in quattro sacchi neri a Paline di Borno, località al confine con la provincia di Bergamo.
Dalla comparazione delle impronte digitali non sono arrivate svolte e per il Dna ci vorrà ancora tempo. Nel frattempo gli investigatori proseguono il lavoro con l’analisi dei tabulati telefonici e delle telecamere sulla strada, ma anche con metodi più tradizionali: analizzando le denunce di scomparsa e ascoltando i testimoni. L’obiettivo – premessa indispensabile per individuare l’assassino, che potrebbe non essere della zona – è identificare la vittima il prima possibile: alcuni tatuaggi trovati sul corpo della donna potrebbero essere utili a tale scopo.
L’ipotesi, lo ricordiamo, è che la donna sia stata vittima di un omicidio passionale e che il corpo sia stato buttato in quel luogo venerdì, dopo essere stato conservato a lungo in frigorifero, con l’intento che venisse ritrovato. Una circostanza doppiamente inquietante, perché farebbe temere una sorta di sfida dell’assassino agli investigatori. La dinamica dell’omicidio – il corpo tagliato in maniera chirurgica, con alcuni pezzi che mancherebbero ancora all’appello, e il volto sfregiato, forse con il fuoco – non consentono per ora di scartare nemmeno l’ipotesi dell’omicida seriale.
IL PUNTO SULLE INDAGINI IN SINTESI
– L’autopsia ha confermato che si tratta di una donna: la vittima era di altezza media, aveva la pelle chiara, i capelli scuri, alcuni tatuaggi e un’età apparente fra i 30 e i 55 anni. Il corpo era ben conservato: resta da capire se sia stato tenuto in frigorifero prima di buttarlo. Da chiarire i segni di sfregio sul viso, che sembrerebbero fatti col fuoco: il tentativo di renderla irriconoscibile o un impeto d’odio?;
– Si attende l’esito dell’esame del Dna per compararlo con quello di persone scomparse o schedate per reati;
– L’analisi delle impronte digitali non ha dato risposte sull’identità: potrebbe essere una straniera senza permesso oppure una persona senza passaporto che non ha mai avuto a che fare con la giustizia;
– Gli investigatori hanno analizzato le denunce di scomparsa in zona: non ne risultano di compatibili. L’analisi si allarga;
– Gli investigatori hanno acquisito i dati delle celle telefoniche e delle telecamere sulla strada che da Borno va verso Dosso di Azzone, in Val di Scalve, nella speranza che l’abbandono sia avvenuto pochi giorni prima del ritrovamento (avvenuto domenica alle 15.30). Un uomo, sentito da Bresciaoggi, ha riferito che i sacchi venerdì non erano presenti in quel luogo.
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