«Fatturato in picchiata, mancanza di ordinativi e di liquidità sono le conferme dalle nostre imprese. La ripartenza è troppo lenta: le imprese non possono più aspettare e serve uno scatto e se non ricominceranno la cassa integrazione non basterà con conseguenze già dopo l’estate che si ripercuoteranno invebitabilmente sull’occupazione» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti i dati relativi all’indagine dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia “Effetti del coronavirus tra le Mpi lombarde”.
Una crisi pesante per le Mpi che nella terza edizione della survey confermano per il terzo mese consecutivo dall’inizio della crisi innestata dalla pandemia da coronavirus, un netto calo del fatturato: a maggio media giù del 41,5% per le oltre 200 imprese bresciane che hanno risposto all’articolata analisi. Meglio rispetto a marzo (-61,2%) e aprile (-61,6%), in linea con il dato lombardo (-43,8%) e che equivale nel complesso una perdita di fatturato annuale per le imprese lombarde del 14,5%: in valore assoluto, 32 miliardi di mancati ricavi. In testa, nella classifica, spiccano in negativo i settori del benessere, della moda e del legno-arredo.
Tempi del recupero del fatturato pre-covid: rispetto alla capacità delle Mpi bresciane di recuperare i livelli di fatturato pre-covid, oltre la metà (il 55,2%) esprime incertezza rispetto all’andamento futuro del mercato, il 13,9% prevede che saranno necessari oltre 12 mesi, almeno sino a giugno 2021 per poter recuperare i livelli di fatturato pre-emergenza sanitario, mentre il 12,1% conta entro marzo 2021 di poter rialzare la testa.
Una ripartenza gradule, iniziata da 40 giorni tra difficoltà e qualche segnale di resilienza: più di una micro e piccola impresa artigiana bresciana su due (il 52,6% degli intervistati) ha cercato di dare una risposta al proprio business adottando, migliorando e intensificando l’uso di tecnologie digitali durante l’emergenza: con i social network, attivando nuovi canali di vendita, entrando in nuovi mercati e attivando nuove relazioni d’impresa (reti d’impresa e ATI in primis).
La maggior parte delle MPI bresciane intervistate aperte hanno segnalato per lo più difficoltà per l’assenza di nuovi ordini (66,9%), mancanza di liquidità (68%) e riduzione di visite commerciali presso iclienti (56,4%). Tra le problematiche rilevate, il maggior ostacolo: la comprensione di normative e disposizioni, nazionali, regionali e comunali per il 64,4% delle imprese e l’accesso agli uffici degli enti pubblici. In questo contesto, riconosciuto è stato il ruolo associativo di Confartigianato: per il 72,3% delle imprese bresciane coinvolte nella survey, l’associazione con gli uffici e l’web è stata punto di riferimento e supporto durante l’emegenza e per l’87,2% punto di riferimento e supporto.
Tra le note positive: la solidarietà artigiana. Più di una Mpi bresciana su tre (il 39,2%) durante l’emergenza ha contributo ad aiutare la comunità in cui opera e vive. Seppur in situazione di difficoltà, durante l’emergenza le imprese si sono date da fare per supportare la comunità in cui vivono e operano sul fronte sia sociale che economico partecipando a iniziative promosse dall’associazione (raccolta fondi e donazione respiratori agli ospedali) per il 33,8% delle MPI intervistate, confermando, inoltre, l’associazione, quale punto di riferimento e supporto in questa difficile fare per l’87,2% degli intervistati.
«Speravamo in una ripresa più forte, ma le imprese ci confermano una mancanza di fiducia a breve termine ai minimi storici e in particolare per quanto riguarda il mercato interno. Le riaperture a maggio sono state graduali e con scorte di magazzino da smaltire. Due terzi del secondo trimestre potrebbero essere già compromessi per la produzione che mostra quindi aspettative ulteriori di caduta – prosegue il presidente Massetti che conclude – risulta più che mai fondamentale veicolare le risorse per sostenere le imprese, poiché da questo dipende anche la struttura su cui regge il mercato del lavoro e la società tutta. Risorse per aiutare chi è in difficoltà ma anche per permettere alle imprese tutte di reagire mettendosi in gioco sul fronte dell’innovazione, della digitalizzazione e della sostenibilità. Il Decreto Rilancio deve ‘scaricare a terra’ i propri effetti con la massima rapidità, senza intralci burocratici, e con un’intensità di dotazione finanziaria adeguata a consentire la ripresa del sistema produttivo, altrimenti sarà troppo tardi».
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