Il Coronavirus uccide più di una normale influenza, anche se i nostri dati sono sostanzialmente in linea con quelli cinesi (e qui vi spieghiamo perché). Uno dei motivi è che il virus uccide soprattutto gli anziani e la popolazione italiana è più vecchia di altre, con tutto ciò che ne consegue nel tasso di diffusione di gravi malattie croniche.
Secondo quanto spiega l’Istituto Superiore di Sanità sul suo sito ufficiale, infatti, “le persone anziane e quelle con condizioni mediche preesistenti sembrano essere soggette a manifestazioni cliniche più gravi a seguito di infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2”. “Tuttavia – precisa sempre Iss – possono essere infettate dal virus (e contrarre malattie) persone di tutte le età”.
Ma chi sono i soggetti più a rischio di decesso per Coronavirus? Di seguito proviamo a dare una risposta al quesito partendo da dati ufficiali.
CORONAVIRUS, SOGGETTI A RISCHIO: INDAGINE ISS SUI DECESSI
L’Istituto Superiore di sanità ha preso in considerazine 2.000 casi di decesso per Coronavirus in Italia. Mediamente i giorni che passano dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso sono otto. Inoltre la stragrane maggioranza dei deceduti (e la totalità dei giovani) aveva gravi patologie pregresse. Di seguito vediamo di approfondire l’argomento con alcuni numeri.
MORTI: DUE SU TRE SONO ANZIANI MASCHI OVER 80
Dai dati emergono due evidenze importanti sui decessi: gli uomini sono molto più colpiti delle donne (601 contro 1.402) e l’età media dei deceduti è superiore agli 80 anni (83,7 anni per le donne e 79,5 per gli uomini, 80,5 in media), contro un’età media dei malati ddi 63 anni. Sono solo 17 i morti con un’età inferiore ai 50 anni, di cui 5 avevano meno di 40 anni ed erano maschi tra i 31 e i 39 anni: tutti avevano gravi patologie pregresse.
LE COMPLICANZE PIU’ DIFFUSE
Il decesso avviene ovviamente per complicanze derivanti dal virus: nella quasi totalità dei casi (97,2%) si tratta di insufficienza respiratoria. Ma in oltre uno su quattro (27,8%) la causa è il danno renale acuto. Seguono danno cardiologico (10,8%) e sovrainfezione (10,2%).
CORONAVIRUS, SOGGETTI A RISCHIO: CARDIOPATICI E IPERTESI
La comorbidità (cioè la presenza di Coronavirus unita ad altre patologie) è uno degli elementi ricorrenti nei decessi. Nei morti italiani quasi tre quarti del totale dei morti (74,6%) era iperteso e un dato simile è quello dei cardiopatici (70,4%).
Cuore e problemi respiratori, insomma, sembrano andare purtroppo a braccetto. Anche per questo altri fattori di rischio, difficilmente misurabili, sono legati al fumo, alle apnee notturne e all’obesità. Tutti elementi tra loro collegati.
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