di Stefano Bergomi* (stefano.bergomi@tin.it) – Secondo alcuni la cantina è esclusivamente un luogo di lavoro, nel quale l’uomo realizza l’alchimia di trasformare l’uva in vino.
In tale concezione tutto è orientato alla valorizzazione del prodotto finale, con la moderna tecnologia a supporto del processo di trasformazione e soluzioni ad hoc studiate per ridurne l’impatto ambientale.
Tale definizione risulta però limitativa pensando a cosa sono diventate oggi molte cantine.
Accoglienza. Sempre più spesso risultano essere polo di attrazione turistica, capaci di coinvolgere il nutrito esercito degli appassionati in esperienze sofisticate di degustazione. In molti casi la proposta di assaggio di vini viene accompagnata da prodotti tipici della zona, in un virtuoso connubio di valorizzazione eno-gastronomica territoriale.
La rilevanza economica legata a tale voce di attività non deve essere sottovalutata, consentendo l’incasso immediato e senza ritardo a supporto della liquidità aziendale, anche attraverso la vendita diretta al pubblico del vino prodotto.
Quasi tutte le cantine si sono quindi dotate di confortevoli ed attrezzate sale degustazioni nelle quali accogliere i propri clienti; alcune hanno previsto anche la possibilità di offrire un’accoglienza allargata, ospitando ricevimenti nunziali e convegni.
Arte. Molte cantine sono diventate un luogo privilegiato di promozione culturale, trasformandosi in suggestive location dove vengono ospitate opere o mostre d’arte.
In alcuni casi potremmo parlare di vero e proprio mecenatismo, soprattutto nei confronti dell’arte moderna, con alcuni grandi nomi della viticultura a ergersi al ruolo di protettori di giovani artisti, in continuità con quanto avveniva nelle corti nobiliari del risorgimento italiano.
Su tutti valga l’esempio della colorata Cappella del Barolo a La Morra, nelle Langhe, dove un rudere in rovina è stato trasformato dagli artisti LeWitt e Tremlett in un’iconica testimonianza di arte, ormai assunta al ruolo di simbolo per l’intero comprensorio della dominazione.
Architettura. Alcune cantine sono anche esempi straordinari di design architettonico, con firme d’autore dei più importanti maestri italiani e internazionali, a suggellare il primato di estetica e soluzioni innovative di integrazione con il paesaggio ospitante.
Vista la variegata valenza che può assumere una cantina, è opportuno individuare un metro di giudizio che possa considerarsi univoco, a sintesi dei diversi aspetti. Cosa c’è di meglio della bellezza? Anche se soggettiva, il suo sancire l’appagamento dell’animo indotto dai sensi riveste un carattere universale, comune a tutte le persone. Perché se qualcosa è bello lo riconosci subito, visceralmente, senza doverci pensare su.
L’obiettivo è utilizzare questo canone di giudizio per eleggere la cantina più bella della Franciacorta.
Lancio questa proposta a tutti i lettori di BSNEWS perché mi piace l’idea che la classifica sia frutto di una votazione democratica e popolare, e non affidata alla solita giuria di esperti.
Potete esprimere il vostro voto attraverso il dedicato “sondaggio” on line, disponibile più sotto in questa pagina oppure cliccando qui.
Sono state inserite le 40 cantine che ho giudicato più rappresentative, ma per eventuali voti fuori dall’elenco potete mandarmi direttamente una e-mail.
Ho tratteggiato di seguito alcuni dei caratteri salienti di 10 cantine, a stimolo del vostro voto ma anche per pungolare la vostra curiosità qualora non le abbiate ancora visitate.
Il non plus ultra delle cantine in Franciacorta. L’invidiabile capacità di investimenti milionari ha permesso di dotare il reparto vinificazione di tecnologie d’avanguardia, tra tutte l’impianto che effettua l’idromassaggio all’uva prima della pigiatura e il sistema di ascensori per i travasi del mosto attraverso la gravità, senza l’ausilio di pompe meccaniche.
Innumerevoli le opere d’arte di artisti affermati disseminate nella cantina; la mia preferita rimane l’imponente rinoceronte appeso al soffitto, opera del bresciano Stefano Bombardieri.
La porzione della cantina storica sotterranea risale al 1680, con caratteristico soffitto a volto in mattoni. Al suo interno, conservata in una teca, l’ultimo esemplare di bottiglia del 1961, prima vendemmia che vide la sperimentazione a metodo classico in Franciacorta su iniziativa dell’allora giovane enologo Franco Ziliani e del padrone di casa Guido Berlucchi. Irrinunciabile la visita anche all’adiacente Palazzo Lana, emblema della storia nobiliare della famiglia Lana de Terzi.
La cantina ammiraglia della famiglia Moretti sorge in un luogo incantevole, sulla sommità della collina che le dà il nome. Colpisce l’ingresso con la suggestiva fontana, ma il vero elemento distintivo è rappresentato dall’imponente barricaia.
La ventennale esperienza in regime biologico racconta della passione di Barone Pizzini per la sostenibilità ambientale. Elemento che caratterizza anche la nuova cantina, ormai operativa da diversi anni, frutto di precise scelte di bio-edilizia, in particolare uso di materiali naturali (legno e pietre) e soluzioni tecnologiche per ridurre consumo e impatto ambientale (pannelli fotovoltaici, raffrescamento naturale, fitodepurazione delle acque).
La tenuta dei Bersi Serlini sorge in uno degli angoli più incantevoli della Franciacorta, al limitare delle torbiere del Sebino, con alle spalle l’imponenza del Monte Guglielmo. La parte storica del fabbricato rappresenta una dipendenza agricola e vinicola medioevale dei Monaci di Cluny, d’istanza nel vicino Monastero di San Pietro in Lamosa. La ristrutturazione effettuata ha regalato l’integrazione con strutture moderne e funzionali sia ai processi produttivi che all’accoglienza. Il cuore pulsante è rappresentato dalla cantina di vinificazione, scavata come una caverna fino a 12 metri di profondità, con pareti a vista di argilla, limo e creta.
Anche se nei mesi scorsi Monterossa ha iniziato i lavori per la costruzione della nuova cantina, rimane indiscutibile il fascino dell’attuale location aziendale. Affacciati al cancello d’ingresso della tenuta si scorgono la scalinata in marmo bianco e gli scenografici giardini che cingono la villa padronale, di origine quattrocentesca. La cantina trova collocazione all’interno della tenuta in un edificio dedicato, dove vengono impiegate le più moderne tecnologie.
Sorge nel cuore della collina Madonna della Rosa, con gallerie scavate ed un nucleo sotterraneo risalente al XVI secolo. E’ frutto del paziente lavoro di restauro ed ampliamento perpetrato negli anni dalla famiglia Bianchi, in particolare dal pater famialias Alessandro Bianchi, recentemente scomparso. La sua eredità racconta della laboriosità e della lungimiranza nell’aver creduto fin dall’origine nella potenzialità della Franciacorta, anche sotto l’aspetto dell’accoglienza turistica; buona parte del Borgo di Villa infatti è stata oggetto di mirabile opera di restauro e ospita oggi gli appartamenti e le strutture dell’agriturismo Gradoni.
Affascinante il viale d’ingresso con due filari di gelsi che indirizzano lo sguardo del visitatore al grande portone bianco d’ingresso. In Corte Bianca tutto è stile e design, ma con un gusto attento al rispetto della tradizione del luogo e delle persone che l’hanno abitato in epoche passate. Il restauro conservativo effettuato dopo decenni di abbandono della grande cascina a corte chiusa permette l’apprezzamento di piccoli dettagli (il pozzo, l’antica filanda, i camini), che rimandano al duro lavoro della tradizione contadina lombarda, così mirabilmente descritto nell’arte figurativa di Olmi nell’Albero degli Zoccoli.
Imperdibile l’erbario esposto sotto al grande portico, che illustra le diverse specie rinvenute ai margini del vigneto e nei boschi circostanti.
L’antico cascinale di collina, frutto della ristrutturazione eseguita in fasi successive, racconta di una lunga tradizione vinicola, prima a vino rosso e poi con le rinomate bollicine. Ma in casa Majolini il carattere distintivo è da ricercarsi nel gusto dell’arte, non fine a se stessa ma come stimolo intellettuale per la crescita individuale. Molte le opere artistiche ospitate, a trasformare la cantina in un vero e proprio museo.
La più nota è “i cavalli innamorati” di Aligi Sassu, posta nello spazio antistante il nucleo storico della cantina, ad accogliere i visitatori.
I Barboglio sono viticoltori da 5 generazioni nella secolare tenuta di famiglia a Camignone. Qui la tradizione si sposa con l’innovazione. E’ da poco terminata la costruzione di una nuova struttura, interrata per 3 dei 4 piani di cui si compone. Consentirà di ampliare la cantina, permettendo l’allungamento dei tempi di permanenza sui lieviti delle bottiglie, ma anche l’abbattimento dei consumi energetici a beneficio del minor impatto ambientale. Nello storico palazzo della tenuta è presente l’agriturismo, ma non mancano spazi dedicati alla barricaia e a suggestivi caveau storici.
* Sommelier per passione
(il sondaggio, lo ricordiamo, non ha valore scientifico e statistico, ma punta soltanto a sondare l’opinione spontanea dei lettori sull’argomento)
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