Peluffo, Zanardi, Gaglia: tre scelte del Pd e il triangolo di Penrose
di Claudio Bragaaglio – Nel motivare in una riunione il senso politico complessivo dei tre nominativi che meritano d’esser eletti – Peluffo, Zanardi, Gaglia – e che sostenevo per il PD di regione, provincia e città, m’è capitato di far ricorso all’immagine, per nulla originale, d’un triangolo. Un qualche interrogativo, più che obiezioni, sulle diversità anche dei vari sponsor per ciascuno di loro tre.
Nessun problema. Anzi.
E’ un po’ come con il triangolo di Penrose, ho detto. Guardandolo, questo triangolo, si vede certo un qualcosa di strano e di sorprendente. Ma sbagliato non è il disegno del triangolo, bensì lo schema con cui lo si guarda e lo si interpreta.
Stessa cosa per lo schema politico…nel caso nostro. Non i singoli lati, ovvero le singole correnti, sottocorrenti od antipatie politiche. Ma l’insieme, è quel che prevale ed è da guardare. Appunto, il disegno nel suo insieme, nella sua unitarietà. Sembra asimmetrico per colori, per angoli e prospettive – un po’ come nei famosi disegni con le scale sconnesse di Escher – ma in realtà l’insieme è un triangolo perfetto.
Ovviamente per quanto di perfezione (sic!) si possa parlare in politica in tempi così sconnessi e per giunta col timore dei troppi triangoli scaleni, mi verrebbe amaramente da dire, pensando a come si stanno scombinando e finora sgangherando tra loro le varie candidature del PD nazionale. Zingaretti, Martina, Minniti, Damiano: quattro possibili candidature di estrazione diessina – su cinque – in un partito che si vorrebbe di centro sinistra. Un capolavoro di follia.
Ma a Brescia a maggior ragione dopo la grande vittoria di Del Bono in città ed in queste ore di Samuele Alghisi in Provincia – anche con un PD nazionale malconciato – si può invece fondatamente ben sperare…
Ma non con la retorica degli accorati appelli all’unità, che in politica servono ad un bel nulla. O con quell’unità pelosa di chi la vorrebbe realizzare, ma soltanto sulle proprie dita ed imponendo le proprie scelte. E c’è pure del peggio, perché in taluni casi non mancano appelli fatti da chi da tempo occhieggia a scissioni, liquidazioni, revanscismi. A farsi un nuovo e proprio partito personale in alternativa al PD.
Ciò che può – che deve! – aver senso è invece una politica lungimirante, che rispetta, valorizza e non rottama il pluralismo interno del PD e del Centro Sinistra. Che un pezzo alla volta – come un lato dopo l’altro in geometria – l’unità la costruisce con scelte, alleanze, clima politico, candidature e valide battaglie politiche per un nuovo Pd.
* Presidente assemblea regionale Pd