Catene ai polsi e cartelli, le mamme di Stamina lanciano un appello sui social

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Catene ai polsi e cartelli dove spigano le loro ragioni. Una fotografia e poi la pubblicazione su Facebook. Così è partita la protesta delle mamme con i figli sottoposti al metodo Stamina, che dopo le recenti vicende giuridiche, vogliono chiarezza su quale sarà il futuro dei loro bambini e sulle eventuali terapie alternative.

Tra le donne che hanno iniziato questa crociata sui social Caterina Ceccuti, mamma della celebre Sofia, la bimba di Firenze affetta da leucodistrofia metacromatica, dal quale era partita anche l’inchiesta delle Iene; Tiziana Massaro, mamma di Federico, tre anni, affetto da morbo di Krabbe; Elisabetta, la mamma di Celeste, la bimba veneta di quattro anni affetta da Sma, Katia Pirrello, la mamma di Gioele Genova, affetto da Sma1, e Sara, la mamma di Desireè che lei fefinisce "abbandonata al suo destino".

Intanto continua il processo a Torino, la Procura ha accettato il patteggiamento per il presidente di Stamina Foundation Davide Vannoni, con la clausola che il metodo non venga più usato.

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1 COMMENT

  1. Tutte le patologie elencate hanno prognosi che in medicina si definiscono infauste. Il problema è di chi, come Vannoni e soci, peraltro consciamente e premeditatamente, sapeva di utilizzare terapie non in grado di cambiare questa prognosi e per giunta solo a scopo di lucro. Si può patteggiare una condanna, ma non dopo aver creato illusioni in pazienti gravissimi e nei parenti degli stessi. Malissimo ha fatto la magistratura, aldilà degli aspetti tecnici e procedurali, ad accettare la richiesta di pateggiamento di Vannoni.

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