Brescia perde un imprenditore autentico

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di Alessandro Cheula – Vero imprenditore, bella persona. Come dire uomo generoso e imprenditore coraggioso. Meglio non si potrebbe ricordare Tiberio Lonati, industriale meccanotessile, scomparso lunedì scorso all’età di 69 anni stroncato da un male incurabile. Imprenditore vero in quanto autentico, ma pure grande – in quanto esponente di una dinastia leader mondiale nelle macchine per calze – anche se lui respingeva qualunque enfasi sui suoi meriti poichè, come gli aveva insegnato il padre Francesco, bisogna essere umili nell’imparare pur se orgogliosi nel lavorare.

Una lezione appresa e applicata insieme con i fratelli Ettore e Fausto, coi quali Tiberio costituiva una unità che è stata per tutta la vita il cemento della coesione familiare e il coefficiente del successo aziendale. Un esempio per i figli Francesco, Andrea, Adele e Matteo, un riferimento per coloro che gli hanno voluto bene e ne hanno conosciuto e apprezzato le doti umane e professionali.

La sua scomparsa, oltre che un lutto per la sua famiglia e un vuoto per parenti e amici, per dipendenti e collaboratori, è una perdita per Brescia, poiché lascia una eredità industriale che è anche patrimonio dell’intera società bresciana. L’impresa infatti, più che mai in questi tempi, è un bene privato di interesse sociale. L’azienda – questa la testimonianza implicita nella vita e nell’opera di Tiberio Lonati – non è un’opera pia, che antepone il bene altrui a quello proprio, ma è un’opera buona, poiché facendo il bene proprio fa anche quello altrui.

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