Ha 15 anni, e una gran voglia di giocare a calcio. Due domeniche fa però l’arbitro, con una interpretazione del regolamento quantomeno "originale", l’ha costretto a rimanere inizialmente in panchina. Stessa cosa ripetuta dall’arbitro della gara di ieri mattina. Il caso del giovane Gurpartap Singh si arricchisce di un altro controverso episodio.
Dal fatto ha parlato nei giorni scorsi anche la Gazzetta dello Sport (leggi qui l’articolo). Gurpartap gioca a calcio da diversi anni (la scorsa stagione nei giovanissimi del Ghedi), quest’anno nelle fila degli allievi del Montirone. Per motivi religiosi ha sempre indossato sul capo un turbante, e non ha mai avuto problemi tranne appunto due domeniche fa e ieri mattina, come riportato stamane sulle colonne di Bresiaoggi. L’arbitro della gara tra Montirone e Real Sant’Eufemia lo relegò in panchina, salvo poi pentirsene consentendone l’ingresso in campo nei minuti finali (per motivi inspiegabili). Il direttore di gara di ieri, nella partita tra Montirone e Fornaci, invece non si è nemmeno pentito, e il ragazzo è stato in panchina tutta la gara. Il motivo? La restrittiva interpretazione della norma n.4 del regolamento del gioco calcio (vedi qui) che prevede che ogni altro oggetto, oltre a maglia, pantaloncini, parastinchi, calzettoni e scarpe, sia espressamente sottoposto al giudizio dell’arbitro. Insomma, il guaio è che la norma va interpretata.
La società del Montirone non ha intenzione di rassegnarsi. Il turbante non è assolutamente pericoloso né per il ragazzo né per gli avversari. Serve il pronunciamento ufficiale da parte della Figc.
(a.c.)
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