Pagani scrive ai big del partito: no alla frattura tra ala riformista e sinistra

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Con una lettera aperta indirizzata tra gli altri a Epifani, Bersani, D’Alema e Cuperlo, l’esponente della segreteria bresciana Pd Paolo Pagani si rivolge ai riferimenti nazionali dell’ala sinistra del partito anche a nome di altri rappresentanti del Cipec (Corsini, Bragaglio, Cominelli, Panzera, Reboldi e Comini) per dire no alla frattura tra l’ala riformista e di sinistra del Pd e chiedere “la ricomposizione dell’area riformista, nelle sue molteplici ispirazioni, perseguendo l’obbiettivo di un’unica candidatura condivisa e sulla base d’un comune progetto politico, lasciandosi decisamente alle spalle ogni atteggiamento pregiudiziale”.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

All’attenzione del Segretario nazionale PD Guglielmo Epifani, Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Massimo D’Alema, Alfredo D’Attore, Stefano Fassina, Piero Fassino, Maurizio Martina. E per conoscenza Ai Dirigenti e Parlamentari in elenco Caro Segretario, cari Dirigenti, vi scrivo questa “lettera aperta” a nome d’un gruppo di Amici e Compagni, dirigenti provinciali e di Circoli PD di Brescia, che hanno convintamente sostenuto la candidatura di Bersani a segretario di partito e a premier, per esprimere una grande preoccupazione in merito ad alcune scelte congressuali. Il prossimo congresso dovrà essere di rifondazione del PD come partito di centro sinistra, plurale, riformista e popolare. In questa prospettiva un ruolo e una responsabilità dirimenti spettano in particolare anche all’area riformista e di sinistra del partito. In una fase molto complessa e difficile, considerando i gravi problemi sociali, occupazionali ed economici sul cammino del Governo Letta, nonché l’incertezza che grava sulla sua prospettiva. Soprattutto in ragione delle posizioni irresponsabili, man mano assunte dal PDL, e per i possibili e deflagranti riflessi della vicenda giudiziaria di Berlusconi. Ritenendo, da parte nostra, di poter esprimere un convinto apprezzamento per il ruolo di governo svolto, seppure in condizioni molto difficili, dal presidente Enrico Letta.

La divisione che nell’area riformista e di sinistra si sta consumando a livello nazionale rischia di indebolire la sfida impegnativa del Governo Letta e mette a dura prova la prospettiva stessa della rifondazione del PD. E, con riferimento alla scadenza congressuale, rischia inoltre di avere l’effetto d’una marginalizzazione della sinistra riformista e progressista, dentro il PD. Consapevoli, da parte nostra, che il venir meno d’un ruolo attivo ed unitivo di quest’area politica, sociale e culturale metterebbe altresì in discussione l’esistenza stessa delle ragioni fondative del PD. Entrambe queste derive sono da scongiurare. Per il bene del Paese e dello stesso PD. E’ tempo d’una piena assunzione dell’etica della responsabilità. A maggior ragione dopo un risultato elettorale negativo, la mancata formazione d’un governo di cambiamento e la grave vicenda del voto per la Presidenza della Repubblica, che giustamente ha suscitato una forte e polemica reazione nel partito. C’è una cosa importante da fare e non ci sono ragioni plausibili per non farla. La ricomposizione dell’area riformista, nelle sue molteplici ispirazioni, perseguendo l’obbiettivo di un’unica candidatura condivisa e sulla base d’un comune progetto politico, lasciandosi decisamente alle spalle ogni atteggiamento pregiudiziale. Una proposta di lavoro di ampio respiro e rappresentatività attorno alla quale possano convergere le varie componenti, con riferimento sia alle culture politiche fondative dell’Ulivo e successivamente del PD, che alle nuove esperienze e presenze più innovative, in particolare giovanili, che hanno preso vita con la nascita stessa del partito. In questo modo, e solo in questo modo, il Congresso, qualunque sia poi l’esito del confronto democratico, svolto con primarie aperte, potrà corrispondere alle aspirazioni del nostro elettorato ed alle necessità del Paese. Non si può, infine, non far presente con forza che il determinarsi della divisione nell’area riformista che in precedenza ha sostenuto unitariamente, prima al congresso e in seguito nella gestione del partito, la segreteria Bersani avrà ripercussioni negative già nella fase precongressuale e congressuale, con forme diffuse di disimpegno e abbandono. E’ evidente che non avere consapevolezza dei problemi che possono derivare da tutto ciò dimostrerebbe miopia politica e, in tal caso, ognuno dovrà assumersi le responsabilità conseguenti. Le riflessioni sopra riportate riassumono le rilevanti preoccupazioni emerse in varie riunioni ed incontri pubblici, svolti a livello provinciale e locale. Convinti, da parte nostra, che ogni sforzo vada fatto per ricomporre un’evidente frattura, che rischia di produrre un’incomprensibile ed immotivata moltiplicazione di candidature provenienti da una comune area politico-culturale. Incomprensibile, perché suonerebbe conferma non d’una “ragionata” dialettica congressuale tra progetti legittimamente diversi od alternativi, ma d’una frattura pregiudiziale a livello nazionale che rischia di segnare il tramonto e non la rinascita del PD. Immotivata, perché tale divisione se fosse poi anche trasferita a livello di Circoli e di realtà provinciali, provocherebbe un ulteriore scollamento tra gruppi dirigenti nazionali e realtà territoriali. Al punto da far venir meno anche il senso politico d’un impegno congressuale per una parte rilevante del nostro stesso partito: stiamo ben attenti a metterci su questa strada! Nel sottoporvi queste preoccupate riflessioni sollecitiamo un aperto e trasparente confronto di merito. Da parte nostra siamo altresì disponibili a promuovere a Brescia uno specifico incontro per affrontare tali problemi e contribuire positivamente alla loro soluzione. Un ringraziamento per l’attenzione. Un cordiale saluto

Paolo Pagani della segreteria provinciale PD  

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