Al via il processo per la baby-sposa rom

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    Fu data in sposa quando ancora non aveva compiuto 14 anni, pratica ormai espressamente vietata anche in Romania. Per consentire ciò la famiglia di origine firmò una sorta di contratto notarile con quella dello sposo, molto più grande di lei e sieropositivo. La nuova famiglia arrivò a Brescia, e pochi mesi dopo la suocera della ragazzina la portò in ospedale perché temeva fosse stata contagiata in seguito a rapporto non protetto. Fortunatamente la ragazza sta bene, ed ora ci sono da chiarire in sede processuale le pesanti reponsabilità a carico del marito, Ionut Miclescu, e della suocera, Elena Nistor.

    Il processo è iniziato ieri. In aula il pm Silvia Bonardi; davanti al presidente della Corte d’Assise non si sono presentati gli imputati, scarcerati a maggio, ma nemmeno la madre naturale della ragazzina, ora in Romania. Era presente però fra’ Marcello, il religioso che ha seguito per un po’ la ragazza, quando è stata prelevata dalla sua nuova famiglia e consegnata a una comunità di minori. Il frate ogni tanto sente ancora la ragazza, ma dice di non sapere se lei vive nuovamente col marito oppure no. Una ragazza, che era una bambina quando si è sposata, che è cresciuta troppo in fretta.

    Non sarà facile per il giudice uscire dalla matassa fatta di violenze e contratti, usanze e tradizioni. Tutto sulla pelle di una bambina.

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