Mandelli: assurdo legalizzarlo
Riportiamo il comunicato stampa dell’assessore provinciale Fabio Mandelli sulla questione doping. “Credo in uno sport pulito, nella promozione dello sport fra i giovani e nel creare una cultura del rispetto per le regole e le istituzioni.
Da queste mie convinzioni, che cerco ogni giorno di mettere in pratica nella mia attività di amministratore pubblico, non posso astenermi dal commentare la clamorosa affermazione, presente sui massimi giornali nazionali, del capo della procura antidoping del Coni il sig. Torri. Costui afferma che il doping andrebbe legalizzato, considerato che tutti più o meno ne fanno uso, soprattutto nel ciclismo. Sono affermazioni come queste che non ci permettono un cambiamento radicale della cultura sportiva del nostro paese.
Il DOPING E’ FRODE, lo sport non è e non deve essere fatto solo per il conseguimento della vittoria sportiva, ma perché è socializzante, educativo e fa bene alla nostra salute e a quella dei nostri giovani. Regole e regolamenti sono una palestra per i nostri giovani che devono affrontare il mondo del lavoro e la vita preparati.
Dobbiamo fare cultura con i giovani, ed è per questo che come Assessorato allo Sport della Provincia di Brescia rilanciamo anche quest’anno il Progetto S.P.O.R.T. (Salute, Passione, Onestà, Rispetto, Territorio) nelle scuole bresciane e più precisamente nelle terze classi delle scuole medie e nelle prime tre classi delle Superiori.
Il progetto riparte con l’aiuto di tante società sportive, l’Ufficio Scolastico Provinciale, Federfarma di Brescia e tante altre realtà, nella convinzione di divulgare messaggi importanti per i nostri giovani e nello stesso tempo “educare” le società sportive ad occuparsi di questioni importanti quali il fairplay, l’educazione alimentare e la lotta al doping.
Credo che il Sig. Torri, dal suo laboratorio di analisi, non si renda conto del messaggio negativo che ha divulgato. Sono convinto della necessità di creare una cultura dello sport sano e corretto con i ragazzi e con le società sportive, insegnando loro che per vincere serve sacrificio, una alimentazione corretta ed il rispetto dell’avversario e degli arbitri. Se veramente nel ciclismo tutti si dopano, dai professionisti agli amatori, è forse necessario chiudere i rubinetti dei contributi. Insieme, istituzioni, mass media, società sportive e scuola riscopriamo il piacere di fare un’attività sportiva e non avremo più bisogno dei vari Sig. Torri che cercano la notorietà a tutti i costi e non il bene dello Sport.”