Brescia Photo Festival: l’universo femminile al Ma.Co.f. | MOSTRAMI UNA MOSTRA/73
di Enrica Recalcati – Questa è la terza edizione. La rassegna internazionale della fotografia diretta da Renato Corsini quest’anno indaga i molti aspetti del vasto e complesso universo femminile nella società contemporanea.
Dieci sedi, per un totale di 4.000 mq espositivi, nel centro storico di Brescia e in provincia. Diciannove esposizioni tra mostre tematiche, monografiche e one-off. Il tutto per offrirci un’estate all’insegna dell’arte dell’immagine, una invasione fotografica di alta qualità tutta da vedere. Le mostre, dal Museo di Santa Giulia si dipanano al Ma.Co.f.., alla Pinacoteca Tosio Matinengo, in metropolitana, nello spazio Contemporanea, nelle piazze della città. In provincia, al Museo Lechi di Montichiari, alla Galleria Civica di Palazo Todeschini a Desenzano del Garda.
Fra le tante, vi illustro le quattro mostre esposte al Ma.Co.f., che mi hanno colpito per la bellezza, la grande valenza sociale, perché rappresentano un importante excursus della donna nella società, nel mondo del lavoro in Italia e all’estero. Tre al piano nobile: Una, nessuna, centomila; Happy Years e malizie nel mito di Betty Page e nel mondo delle pin up; Gian Butturini, Donne, lo sguardo, le storie; mentre a piano terra: La rivoluzione silenziosa. Donne e lavoro nell’Italia che cambia. Una, nessuna, centomila è frutto di un progetto un progetto degli anni Settanta uscito dal capello del Collettivo Donne Fotoreporter costituitosi a Milano nel 1976, in risposta all’invito di partecipazione a una mostra collettiva.
Alcune donne del collettivo: Giovanna Calvenzi, Marcella Campagnano, Lilliana Barchiesi, Kitti Bolognesi, Marzia Malli, Laura Rizzi, Livia Sismondi e Chiara Visconti decisero nel 1978 di immortalare il significato di essere casalinga alla fine degli anni Settanta per mostrare al mondo una condizione che, diversamente, sarebbe rimasta fra le quattro mura di casa. Il risultato, sorprendente, ci pone davanti ad una serie di domande e riflessioni sul lavoro femminile in casa tutt’ora attuali.
Attraverso gesti ed oggetti quotidiani, le donne fotografano loro stesse o loro conoscenti, in atteggiamenti naturali, tipici del lavoro domestico. Grembiulini dalle infinite fogge, indossati spontaneamente come un abito o una divisa, scope, spruzzini, aspirapolveri, lavatrici. Le pantofole, le scarpe per uscire segno di gusto personale, ma anche di diversa provenienza sociale. Infine i letti, fatti perfetti e senza piega e le camicie da notte semplici o vezzose. Happy Years e malizie nel mito di Betty Page e nel mondo delle pin up a cura di Renato Corsini e Francesco Fredi, espone una trentina di fotografie degli anni’50. Betty Page fotografata da Paula Claw e un reportage inedito realizzato da Nicola Sansone sull’America di quel periodo, pubblicazioni e documenti d’epoca che parlano di diritti femminili e ruolo della donna nell’America postbellica.
In particolare la documentazione di un’epopea di costume iniziata con il presidente Wilson durante la Prima guerra Mondiale e proseguita in seguito anche nella Seconda, dove le “ragazze da appendere” rappresentavano un legame con la madre patria. Questo fenomeno ha contribuito ad incrinare il puritanesimo negli Stati Uniti. Betty Page e le altre, le innumerevoli Pin Up (parola nata dallo spillo o chiodino usato per appendere le immagini), come Louise Brooks, Mary Picford, Jean Harlow, Rita Hayworth,. Jane Russell, Lana Turner, Ava Gadner, fino alla mitica Maryline Monroe, alle nostrane Lucia Bosè, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Sandra Milo, all’odierna diva del burlesque Dita von Teese (nome d’arte di Hearther Renée Sweet), una donna quarantasettenne dal fascino magnetico e di grande fotogenia.
Un fenomeno tutto da studiare quello delle pin up per l’aspetto sociale, la divulgazione, a suo modo, non femminista, ma capace, attraverso la femminilità esibita, di consapevolezza, dove una sensualità discreta ha prodotto una “rivoluzione morbida” del costume di una società, soprattutto quella Americana, che è sempre stata violenta e sessualmente poco serena. Alla fine di questa mostra una chicca divertente che coinvolge le visitatrici in un selfie pin up anni ’50, dove l’immagine in reggicalze si personalizza con l’ovale del proprio volto. Una foto che possiamo scattare per regalarci un curioso e gradevole ricordo.
Non lontano dalle due mostre precedenti, troviamo gli scatti di Gian Butturini in una mostra monografica curata da Carolina Zani: Donne, lo sguardo, le storie. Trentacinque fotografie in bianco e nero, una selezione di scatti che provengono da vari reportage a cui il fotografo bresciano lavorò dal 1969 alla metà degli anni Novanta. Raccontano di una femminilità semplice e naturale, la sua visione dell’universo femminile. Le foto sono naturali, senza pose, tenere e appassionate, niente canoni esteti, ma di una forza interiore davvero speciale. Vengono raccontati la sofferenza, la lotta del vivere quotidiano, il lavoro, le emozioni, i sentimenti. Al piano terra di Mo.Ca. troviamo La rivoluzione silenziosa. Donne e lavoro nell’Italia che cambia. Curata dalla storica della fotografia Tatiana Agliani, questa mostra racconta i cambiamenti del mondo del lavoro delle donne in Italia e la conseguente trasformazione della condizione femminile.
Cento immagini, dai maestri del neorealismo ad autori contemporanei come Paola Agosti, Federico Garolla, Uliano Lucas, Giorgio Lotti, Paola Mattioli, Nino Migliori, Carlo Orsi, Ferdinando Scianna. Una inedita produzione di Brescia Photo Festival, dove vengono descritte, attraverso le immagini, situazioni che delineano aspirazioni e desideri, limiti e mutamenti sociali, concezioni di sé e del proprio ruolo sociale, possibilità e prospettive nuove e creative. Due immagini simbolizzano due epoche e due condizioni, un’anziana donna col fieno sul capo, ritratta nel 1959 nella Valle di Cogne, e Samantha Cristoforetti nello Spazio. Spunti importanti sul divenire.
LA SCHEDA
Una, nessuna, centomila. Happy Years e malizie nel mito di Betty Page e nel mondo delle pin up. Gian Butturini, Donne, lo sguardo, le storie. La rivoluzione silenziosa. Donne e lavoro nell’Italia che cambia.
Mo.Ca
Palazzo Martinengo Colleoni
Via Moretto/Corso Cavour
dal 2 maggio al 31 luglio 2019
ingresso libero
da martedì a domenica dalle 15 alle 19,30.
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