Acri, i “terù” e i “negher” | di Claudio Bragaglio
di Claudio Bragaglio – Che dire del debutto a Palazzo Loggia del consigliere comunale Gianfranco Acri?! Lo stesso cognome suo di ascendenze greco-arabo-fenicio-egizian-nordafricane avrebbe dovuto consigliargli in Loggia maggior prudenza, sul lamento contro le cose colorate in movimento per le vie di Brescia.
Stesso consiglio immagino, ogni mattina guardandosi nel suo stesso specchio in bagno. Per non dire pure in quello della sua coscienza che, per quanto ridotto ad uno specchietto retrovisore, si dovrebbe in genere comunque avere. Ed ogni tanto anche sbirciare per evitare dei grossi guai.
Giorni fa nel piano di mezzo del Metrò di via Marconi, nei pochi metri tra un ascensore e laltro, pedalando in bici, un tizio cantava ad alta voce De negher e de terù non ne posso più.
La volta prossima che lo vedo gli parlerò dellamico Acri e spero di convincerlo ad accorciar la rima ai soli negher, perché pure i terù son passati dalla sua parte. Non so se mi riuscirà se gradirà…se ci cascherà Mi sembrava tutto, ma non un allocco. Perché lintolleranza tende ad allargarsi più che a restringersi. E la prossima volta temo proprio che farà pure un qualche girotondo con la bici per completare un nuovo e più lungo elenco, oltre i “negher” e i “terù”.
Di certo vorrei regalare al dottor Acri un libretto dello storico Carlo Cipolla intitolato Allegro ma non troppo. Le leggi della stupidità umana. Non parla di razzismo oppure di aspiranti ariani, e neppure è tranquillo Gianfranco! – di eccessivo impegno.
Ma son certo che pure Acri nel riflettere su quelle leggi – chegli mi pare stia osservando puntualmente – possa trarne un qualche giovamento. A volte – e saggiamente – anche solo non aprendo bocca.