L’imprenditore di Montichiari ferito nella serata di venerdì all’esterno della propria azienda, il 62enne Angelo Ferandi, non è in pericolo di vita. Ma – in attesa che le forze dell’ordine risalgano all’identità degli autori dell’agguato – rimane un inquietante interrogativo. Il commando entrato in azione ha agito per uccidere o era “soltanto” un atto intimidatorio?
Come noto, tutto è avvenuto intorno alle 19 in via Levate, di fronte alla ditta Cavifer. Ferandi stava chiudendo il cancello della ditta per raggiungere la propria auto, una Porsche, quando due persone gli si sono avvicinate e hanno iniziato a fare fuoco. Otto colpi, che hanno ferito il 62enne a una gamba e al polso. Poi gli attentatori sono fuggiti a bordo di due differenti auto (un’Audi e una Renault Kangoo), guidate da complici, che nelle ore precedenti erano già state notate in zona. Mentre due dipendenti hanno caricato il titolare su un furgone e l’hanno portato in ospedale.
Qual è il movente? Per il momento non ci sono risposte. Così come non è chiaro se quei colpi di pistola sparati da un’arma di piccolo calibro abbiano mancato gli organi vitali per caso, per incapacità degli attentatori oppure perché se l’obiettivo fosse quello di mandare un messaggio alla vittima. La certezza è che tutto era stato programmato. Indagano i Carabinieri di Desenzano.
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