Diventare grandi non è un “gioco da ragazzi” | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA
“Molti oggi parlano dei giovani;
ma non molti, ci pare,
parlano ai giovani”.
Papa Giovanni XXIII
di Doriana Galderisi* – “Uno su mille ce la fa”: così recita una famosa canzone. Ma, uno su mille, se pensiamo al nostro presente, non rende l’idea perché sono molto di più i giovani che non ce la fanno, che non riescono cioè a diventare adulti in modo sereno ed equilibrato.
Si tratta di una situazione difficile che è molto legata alla pandemia, evento inaspettato, uno tsunami che ha stravolto le vite di tutti, bambini e adulti e che ha lasciato, soprattutto nei giovani ma non solo, grandi problemi psicologici che si manifestano dentro e fuori le scuole.
Negli istituti di ogni ordine e grado di Brescia e provincia sono infatti sempre più frequenti le espressioni di disagio, che appare multiforme: problemi di rendimento, di attenzione e di concentrazione ma anche problemi di comportamento. E nel sociale registriamo anche situazione di aggressività, di violenza, di provocazione: per ricordare solo uno degli ultimi episodi balzati alle cronache locali citiamo la rissa avvenuta in stazione a Brescia ai primi di marzo, che ha coinvolto ragazzi tra i 15 e i 18 anni.
A ciò si aggiunga il fatto che, pur non essendo così visibile, si osserva anche un aumento delle forme di autolesionismo, cioè tutte quelle forme di aggressività autodiretta, rivolta verso il proprio corpo in modo intenzionale: tagli, escoriazioni, bruciature…
E gli adulti? Tra gli adulti, genitori, educatori, insegnanti cresce l’apprensione verso questi giovani che sembrano disorientati, sopraffatti, angosciati, spaventati, che affermano di sentirsi soli, che avvertono una perdita di chance, di futuro, giovani che si sentono traditi nel loro progetto di vita. E non c’è “tragedia più grande – come Vasile Ghica ci ricorda, del – rinunciare al mondo per sfiducia”
Che si tratti di una situazione giovanile preoccupante e difficile, che non è limitata a realtà locali, lo vediamo confermato da numerose ricerche, inchieste e studi, da cui si coglie lo smarrimento dei giovani che, sfiduciati, faticano ad individuare modelli e riferimenti adulti significativi, tendono a riempire i vuoti relazionali con cibo, social e videogiochi.
Sul territorio nazionale si segnala anche l’allarme lanciato dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, che evidenzia un aumento esponenziale dei ricoveri per disturbi psichiatrici negli adolescenti, passati dai 72 del 2019 ai 270 del 2022, con un incremento dei pazienti di sesso femminile, e con un aumento proprio dell’autolesionismo che mostra numeri letteralmente esplosi.
Nella nostra città la sensibilità verso la fascia d’età giovanile si concretizza in una serie di azioni attivate da associazioni ed enti, volte a comprendere, fronteggiare e attenuare il disagio dei nostri ragazzi.
Uno dei tanti progetti è il progetto “After” inteso come “After” perché si colloca in post pandemia e perché l’espressione più estesa: “look after” significa il prendersi cura. Al progetto “After” hanno aderito sei istituti inferiori e sei superiori, Università Cattolica e quattro associazioni cittadine. Vengono proposti percorsi di formazione agli insegnanti sui temi come il benessere scolastico e la gestione dell’ansia, la rimotivazione, i modelli di riferimento, i rapporti con il territorio, il problema delle dipendenze.
Lo sforzo che la città di Brescia sostiene nell’organizzare progetti ed eventi dedicati ai giovani, si inserisce in una linea di azione più generale, al fine di intercettare e frenare il dato preoccupante, evidenziato dalle varie ricerche in merito, che stima addirittura attorno al 20-25% il tasso di ansia e depressione presente della fascia giovanile; a tali problemi psicologici si aggiungono, ancora una volta, i tentativi di suicidio.
Nello specifico si tratta di dati che emergono dalla quarta rilevazione (del 2022) del sistema di sorveglianza Hbsc Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), che mette sotto la “lente di ingrandimento” un campione molto ampio, circa 89mila adolescenti tra gli 11 e i 17 anni (fascia d’età inserita per la prima volta nella rilevazione). A tale fine lavorano in sinergia l’Istituto Superiore di Sanità con le Università di Torino, Padova, Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero della Salute e del Merito, il coinvolgimento di regioni e Asl.
Grazie alle tante realtà istituzionali coinvolte, il suddetto studio ha un alto valore scientifico e consente di delineare in modo concreto e preciso gli effetti del Covid sulla salute, sugli stili di vita dei giovani.
Un dato particolarmente emergente è la correlazione tra le restrizioni adottate per evitare il contagio e i tassi di depressione e di ansia nei ragazzi. Del resto come osserva Honoré de Balzac: “Ogni ora perduta durante la giovinezza è una possibilità di infelicità per l’avvenire”. E i nostri giovani di ore ne hanno perdute parecchie durante la pandemia, poiché non hanno potuto vivere passaggi fondamentali del loro percorso di crescita, come la socialità , l’affettività, l’amicizia, l’istruzione, o le esperienze lavorative.
Ed ecco perciò che è proprio è il caso di dire che diventare grandi non pare assolutamente un gioco da ragazzi! E ora più che mai!
Certo, ogni epoca ha le sue difficoltà, anche grandi.
Basti pensare al secondo dopoguerra e a come le parole di Anna Frank descrivono la sofferenza govanile: “ A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio”.
Tuttavia nel nostro presente, caratterizzato da profonde incertezze, da urti imprevedibili, da trasformazioni velocissime, dalla mancata simultaneità tra l’acquisizione della maturità fisica e psico-sociale e l’assunzione del ruolo adulto, crescere è un percorso irto di pericoli, difficoltà, complicanze.
Silvia Vegetti Finzi parla di “adolescenza interminabile”, Pietropolli Charmet usa l’espressione: “eterni adolescenti”.
L’adolescenza, se mai qualcuno ne dubitasse, non è una passeggiata, né tanto meno una passeggiata in piano o in discesa.
Il percorso di crescita è molto tortuoso e richiede una serie di passaggi, con momenti di fermo, di indietreggiamento, un’alternanza di grandi e piccole “spole”.
Fu proprio lo studioso Havighurts ad individuare ben 9 compiti di sviluppo da completare, cioè 9 passaggi che ogni giovane deve superare con ragionevole successo per poter passare dall’infanzia all’età adulta in modo sereno, equilibrio e soddisfacente.
Se pensiamo che uno dei punti cardine dell’essere adulti è il poter essere indipendenti, sotto ogni punto di vista, ecco che la generazione attuale si scontra con le incertezze economiche e lavorative, aggravate dalla pandemia e dalla guerra.
Eppure l’attuale generazione di giovani è forse la più preparata e scolarizzata di sempre, ma purtroppo è anche quella a sperimentare una grande difficoltà nel progettare il proprio futuro, familiare e sociale, futuro che si concretizza nell’avere un lavoro, meglio se soddisfacente e stimolante!
Per i giovani quindi le difficoltà sono numerose e incessanti e va da sé che l’obiettivo finale, cioè l’essere persone autonome e indipendenti, si opacizzi, si sfochi, rischi di diventare ed essere percepito dai ragazzi come irraggiungibile.
Per offrire spunti di riflessione su come affrontare tutte le problematiche che abbiamo messo in rilievo, il 14 aprile alle 13 in diretta streaming sui miei canali social, ci sarà la 42esima puntata del percorso da me ideato e giunto alla quarta edizione: “La Scienza di Eccellenza”. Il tema, come da titolo, sarà: “Gioventù bruciacchiata? Cosa fanno e come stanno i ragazzi di oggi in tempo di pandemia e crisi geopolitica”. Dialogheranno con me il professore Pierpaolo Triani, docente di pedagogia all’Università Cattolica, l’avvocata Alessandra Dalla Bona del foro di Brescia e l’avvocato Enrico Cortesi del foro di Bergamo, e Silvia Mombelli Presidente della Camera Minorile della Famiglia di Brescia.
In attesa degli approfondimenti e degli strumenti proattivi che quell’incontro offrirà, chiudiamo l’articolo di oggi con un barlume di luce, che deriva da un dato positivo e inaspettato che emerge dalle ricerche: la riscoperta nei giovani del senso di solidarietà ed altruismo, con un aumento delle azioni di volontariato e di impegno sociale, in cui i giovani sono stati e sono protagonisti, dimostrando così la capacità di trovare delle strategie per reagire alla paura e alla solitudine.
Nel territorio bresciano, ad esempio, durante le fasi acute della pandemia, sono stati tanti i giovani che si sono offerti nell’aiuto pratico e quotidiano (consegnare la spesa e le medicine agli anziani e alle persone fragili). Un altruismo che per fortuna non si è smarrito nel post pandemia. Lo dimostra l’alta adesione a “Volontari per Brescia”, una realtà che raccoglie persone, per lo più giovani, che si mettono a disposizione per aiutare nell’organizzazione di eventi, così tanti in questo anno di Brescia, con Bergamo, Capitale delle Cultura italiana.
In quelle circostanze così critiche, come quelle dei periodi di lock down, i ragazzi hanno saputo costruire sia dei significati delle proprie azioni, sia delle relazioni che si mantengono indipendentemente dalla situazione di emergenza. Come osserva Bob Dylan: “Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”.
In questo senso i giovani possono rappresentare una sorta di esempio per progettare un mondo migliore in cui la speranza non venga meno. In fondo l’articolo di oggi, domenica 9 aprile, esce proprio nel giorno di Pasqua, la festa cristiana della rinascita e della speranza che genera nei cuori di ogni persona. Tutti noi ci auguriamo che i giovani di oggi riescano a vivere un felice domani, anche dentro se stessi.
Nel ringraziarvi per l’attenzione vi porgo i miei più sentiti auguri di Buona Pasqua.
Ci ritroviamo tra 15 giorni
CHI E’ DORIANA GALDERISI?
Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. Esperta in psicologia dello sport iscritta nell’elenco degli psicologi dello Sport di Giunti Psychometrics e del Centro Mental Training. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.
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