Qualche crepa si è vista, ma al dunque è rimasto compatto il trio che nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021 ha ucciso l’ex vigilessa Laura Ziliani: le figlie Silvia e Paola e Mirto Milani (il primo a confessare), che avrebbe intrattenuto una relazione amorosa con entrambe.
Non è ancora chiaro da chi sia partita la decisione di uccidere. Ma su un punto, durante l’ultima udienza del processo, i tre si sono manifestati concordi, affermando che il delitto non è stato compiuto per denaro – uno dei possibili moventi secondo l’accusa – ma perché la Ziliani avrebbe tentato in passato di farli fuori (con una pastiglia avvelenata nel salino, con latte allungato da candeggina e in altre di occasioni), anche se nelle deposizioni le figlie hanno rivelato di avere oggi dubbi sulle intenzioni della madre.
Come noto, Laura Ziliani è stata prima drogata con benzodiazepine inserite in un muffin e poi strozzata nel sonno dai tre con guanti doppi (Milani si sarebbe inizialmente opposto e poi avrebbe partecipato), successivamente spogliata, avvolta nella pellicola di cellophane e trasportata (con calzari) fino a una fossa scavata vicino al fiume Oglio. Infine coperta di cemento. Un piano meditato a lungo per cui i tre avrebbero tratto ispirazione anche da alcune serie televisive.
Il presidente della Corte ha disposto una perizia psichiatrica per capire se il trio fosse capace di intendere e volere al momento dell’omicidio.