La caduta del governo Draghi cambia notevolmente le carte in tavola in vista dei tre grandi appuntamenti elettorali che attendono (anche) la Leonessa: politiche, amministrative e comunali.
L’imminenza delle elezioni (la data è già fissata per il 25 settembre) obbligherà, infatti, i segretari nazionali dei partiti a correre: vanno definite le strategie, strette le eventuali alleanze e compilate le liste, scegliendo i “migliori” e magari dando ospitalità a qualche nome significativo rimasto senza casa politica. Tutto ciò entro entro ferragosto: un’impresa alla Jacobs. Gli sprinter a caccia di un posto sicuro e ben retribuito non mancheranno ed è facile immaginare che, nella concitazione, i blitz per inserire un candidato-amico negli elenchi per Roma diventeranno molto insidiosi: le sorprese potrebbero essere più numerose del solito e potrebbero perfino stravolgere gli equilibri territoriali, già messi alla prova dal fatto che i posti di rappresentanza saranno molti meno della tornata precedente (600, tra Camera e Senato, contro i 945 della tornata precedente).
Inoltre il voto per il Parlamento sposterà l’orologio delle scelte per comunali e regionali più in là di qualche settimana, tramutandosi di fatto in un “maxi-sondaggio” (per una volta attendibile) in vista dei due appuntamenti. I risultati di Lega e Fdi, infatti, incideranno direttamente sulla spartizione delle candidature tra le due forze. Cosa succederà a centrodestra se la Meloni dovesse stravincere e battere la Lega al Nord? In quel caso le candidature di Rolfi a Brescia e Fontana in Regione potrebbero diventare meno scontate. E di certo il maxi-sondaggio dirà a Del Bono fino a dove sarà obbligata a spingersi l’alleanza di centrosinistra (nell’allargare il perimetro e nella scelta del candidato sindaco) per sperare di riconquistare la Loggia.
Insomma: Brescia, con la caduta del governo Draghi, non dorme sonni tranquilli. E non solo per le possibili ricadute economiche.