I carabinieri sono al lavoro per dare un nome al cadavere ritrovato a Borno. E all’autore di quello che appare sempre più, inequivocabilmente, come un terribile omicidio.
Come noto, nel pomeriggio di domenica un 60enne ha trovato alcuni sacchi in un dirupo di Borno, in località Paline, lungo la strada che porta alla Val di Scalve, al confine con la provincia di Bergamo. Quattro sacchi neri da cui sono spuntati i pezzi – pare una quindicina – di un cadavere. E i primi accertamenti indicano che la vittima è una donna.
Stando ai primi rilievi, la donna sarebbe stata sfregiata al volto con il fuoco, poi decapitata e fatta a pezzi “da una mano esperta”. Al momento è impossibile stabilire a quando risale l’omicidio. Non è escluso che il corpo – ben conservato – sia stato surgelato a lungo in frigorifero prima di essere buttato. I sacchi si trovavano in quel luogo almeno da venerdì.
La vittima è una donna dalla carnagione chiara e con i capelli neri, di altezza media. Avrebbe un’età tra i 30 e i 50 anni. Sulle unghie aveva uno smalto viola. In zona non risulterebbero denunce di donne scomparse. Dunque la denuncia non è mai stata fatta oppure il cadavere proviene da un altro luogo.
I militari della Sezione investigazioni scientifiche dei Carabinieri sono al lavoro su diversi fronti. Oltre all’analisi di tutte le denunce di scomparsa tra le province di Bergamo e Brescia, infatti, i carabinieri stanno verificando – attraverso i sistemi di videosorveglianza – le targhe di tutti i veicoli transitati in zona. Si attende l’analisi del medico legale per definire a quando risalirebbe il decesso.
La tragedia ha riportato alla mente di molti il caso dell’omicidio Donegani. Guglielmo Gatti aveva ucciso gli zii e si era liberato dei corpi al passo del Vivione, non lontano dal luogo del nuovo ritrovamento. Era il 2005 e Gatti non ha mai confessato: ora si trova in carcere a Milano e a breve potrebbe chiedere i primi permessi per uscire dal carcere.
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