Grandi e piccoli di fronte alla guerra: ma non è quella della playstation! | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA
di Doriana Galdrisi* – È guerra: chi l’avrebbe mai detto che, nel 2022, ancora immersi nella Pandemia, saremmo stati catapultati psicologicamente e non solo in un conflitto così drammatico come quello tra Russia e Ucraina?!
In fondo l’esperienza della guerra per noi italiani è lontana nel tempo ed affidata alla memoria dei nostri anziani.
Altri conflitti armati sono vissuti da noi cittadini in modo indiretto, cioè mediati da tv e social.
In tal senso la prima ‘guerra sullo schermo’ fu forse la Guerra nel Golfo.
Ricordo molto bene cosa successe quel giorno, in cui mi trovavo in università a Padova per sostenere l’ultimo esame del mio percorso di studi. Era come se, in quel momento, proprio nel giorno in cui vivevo l’ultimo e attesissimo step universitario e il futuro mi appariva positivo, quella notizia avesse intaccato l’ottimismo.
I ‘numeri’ dei conflitti armati, le statistiche sulle guerre nel mondo, ci dipingono due scenari: da un lato quello di una ventina di conflitti attivi contemporaneamente nel pianeta, dall’altro quello di un periodo di pace mai cosi lungo nella storia.
Sono dati che in sé non hanno il potere né di tranquillizzare, né di convincere che il mondo sia un posto sicuro.
Ecco quindi che la sensazione di incredulità, di crudezza e di angoscia che lo scontro bellico tra Russia-Ucraina suscita in tutti noi, è molto intensa e profonda.
Ciò è causato non tanto e non solo dalle conseguenze materiali che questo scontro porterà, quanto dalla violazione di una sicurezza ambientale, e, ancor più, dalla violazione della fiducia nell’equilibrio e nella guida dei cosiddetti ‘potenti’ della Terra, la violazione di una linea di confine psichica.
L’Ucraina è un Paese lontano dall’Italia, e, anche se molti di noi non l’hanno mai visitata, è un luogo che conosciamo, se non altro per la presenza di tantissimi ucraini in Italia e a Brescia.
I cittadini ucraini presenti nel bresciano, secondo le ultime elaborazioni da dati Istat disponibili, al primo gennaio 2021 sono il 5,1 per cento del totale degli stranieri regolarmente residenti in città e provincia.
Si tratta soprattutto di popolazione ucraina femminile, poiché sono soprattutto le donne ucraine a rappresentare la comunità straniera più numerosa.
Queste persone, spesso invisibili e un po’ trascurate, sono diventate improvvisamente visibili: ci siamo accorti di loro perché abbiamo incrociato queste donne e ragazze ucraine con gli occhi rossi, occhi che chiaramente indicano il dolore sia per i loro connazionali sia per il distacco spesso da molto tempo dai propri cari.
Ci siamo accorti di loro perché li vediamo manifestare con le loro bandiere, sia nei presidi indetti direttamente dalle associazioni ucraine, sia dalle iniziative promosse da realtà bresciane: tra le tante ricordiamo quella del 28 febbraio in piazza Loggia, dove, tra le centinaia di persone c’erano anche molti rappresentanti di istituzioni ed enti, quali per esempio Camilla Bianchi, presidente del Coordinamento degli enti locali per la pace e la solidarietà, o come il sindaco di Brescia Emilio del Bono.
Tutti noi siamo attivati da queste notizie nella volontà di fare qualcosa di buono e di costruttivo e, così come la nostra città si mobilita per la pace, anche “La scienza di eccellenza” che è patrocinata dal Comune di Brescia è dalla parte della pace e fornirà il proprio contributo in un incontro straordinario organizzato velocemente con l’adesione immediata di tutti gli ospiti e questo ci tengo a sottolinearlo, perché è la riprova della volontà di condividere e di collaborare per la comunità. Appuntamento domani alle 14 in diretta streaming come sempre dai miei canali sociali.
Nella nostra piazza Loggia ci siamo accorti ancora più del solito che gli ucraini vivono tra noi, ma ce ne rendiamo ancora di più in questi giorni di arrivi, pure nel bresciano, di donne, bambini e anziani ucraini in fuga dalle zone del conflitto. A Dello e Orzinuovi, ma anche in città, i primi arrivi e altri ne continuano a seguire. La macchina dell’accoglienza bresciana si è messa in moto, sia a livello di privati cittadini, sia a quello istituzionale, sia a quello del terzo settore e degli enti diocesani come Caritas. Tutto questo affianca le iniziative private: dalle farmacie ai bar, dalle associazioni ai gruppi Facebook… che insieme raccolgono materiale da spedire per lo più attraverso la cosiddetta “Stazione Ucraina” di Folzano.
Ecco quindi che tutti noi, italiani e non, siamo allertati ma anche immersi in un’atmosfera fatta di notizie e di immagini che scuotono qualcosa nel nostro pensiero e nel nostro animo.
È come se, improvvisamente, la guerra sia diventata “vera”, non più quella dei videogiochi, della playstation o dei vari cicli di Star Wars.
La guerra è qui, è fuori dalla nostra porta, ed è reale!!
Di tutto questo flusso ininterrotto di immagini e notizie, fanno le spese anche i nostri figli.
Se ne rendono conto anche i più piccoli, ma pure gli adolescenti che respirano l’atmosfera di queste giornate drammatiche, così come testimoniano loro narrazioni. A questo proposito nei prossimi giorni troverete sui miei canali social un piccolo reportage che ho effettuato, con il mio staff di lavoro, proprio per capire e far tesoro delle riflessioni, dei pensieri e delle emozioni dei nostri piccoli in questo momento. Invito quindi a guardare ciò che pubblicherò a breve (le testimonianze sono tantissime, molto di più di quelle che ci aspettavamo, quindi c’è bisogno di un po’ di tempo per l’elaborazione di questi dati).
Nelle guerre un elemento molto potente, e che costituisce una vera e propria arma invisibile, è l’informazione, in particolare quella falsa. Questa esposizione a notizie non vere, sulla psiche adulta non consapevole di quanto il funzionamento della mente possa essere agganciato naturalmente dalla disinformazione, produce una serie di atteggiamenti, risvolti e commenti che, in qualche modo, trasmettiamo ai nostri figli.
Ma andiamo con ordine, vediamo perché le false notizie si agganciano così bene alla nostra mente, perché hanno questa potenza di fuoco.
Le fake news hanno terreno fertile nei momenti di fragilità, di incertezza, di insicurezza, come quelli tipici dei periodi di guerra. In questi momenti cerchiamo sicurezze, soprattutto in persone di cui ci fidiamo (spesso amici sui social) o che riteniamo abbiano un pensiero solido: questo fenomeno si chiama accettazione per riprova sociale.
In situazioni di guerra la capacità di critica viene ridotta al minimo anche dal modo in cui vengono presentate le notizie che si vogliono spacciare come vere, ovvero tramite una semplificazione estrema al limite della banalizzazione di ogni storia, unita al sensazionalismo e ad un linguaggio sempre esagerato, poiché lo scopo non è indurre un pensiero, bensì generare un’emozione forte.
Le fake news insomma agganciano i bias cognitivi ovvero le nostre, credenze, i nostri pregiudizi e stereotipi. Si tratta di distorsioni di pensiero e di ragionamento presenti in tutti noi.
Lo sforzo da fare è quindi anche quello di sfuggire all’attrattiva delle false notizie e mantenere vigile e attiva la capacità critica di analisi e di ricezione delle informazioni.
A questo proposito potete ascoltare un podcast che ho preparato per voi dal titolo: “MENTI in guerra. La manipolazione mentale nei conflitti armati attraverso l’arma invisibile potentissima della disinformazione e delle false notizie”.
Questo per gli adulti, perché per quel che riguarda i minori e la comunicazione in tempi di guerra il discorso cambia e si fa ancor più specifico. Non solo dobbiamo prestare molta attenzione a non cadere noi stessi nei facili tranelli della falsa informazione, bensì dobbiamo anche proteggere i minori da questi pericoli.
Per farlo dobbiamo quindi saper adottare metodi comunicativi e relazionali adeguati e accorti.
Ma allora come dobbiamo porci di fronte ai nostri figli?
In realtà preferisco ragionare al contrario, cioè riflettere su ciò che NON dobbiamo dire ai nostri figli.
In generale l’atteggiamento deve essere quello di una disponibilità cosiddetta “semi dipendente”, che riguarda la capacità di saper attendere che dai figli arrivino delle domande, ma contemporaneamente saper esplorare se quesiti ci sono ma non vengono espressi, cioè sono latenti o interni.
Per i più piccoli, consideriamo la fascia under 10, è fondamentale non dare troppi dettagli sulle informazioni belliche, controllare e selezionare ciò che vedono o sentono.
Troppi dettagli creano confusione nella comprensione, oltre che intasare il flusso delle emozioni.
Inoltre è importante far sì che i piccoli non si sentano minacciati direttamente e in tal senso occorre tenere molto presente che il concetto spaziale di distanza, il “lontano” non è un concetto così formato nella mente dei bambini come invece negli adulti.
Per un bambino vedere delle immagini alle Tv equivale a pensare che la guerra sia in casa.
Il ruolo del genitore è quindi quello di spiegare ma, soprattutto, rassicurare, sempre.
La capacità di trasmettere sicurezza avviene attraverso la relazione, attraverso un atteggiamento che, da un tono calmo della voce, unito ad un comportamento pacato e ad una semplicità di linguaggio, ha il potente effetto di sciogliere paure, disorientamenti e angosce.
Diverso il discorso per gli adolescenti: per loro il contesto di una guerra va ad intercettare quella fase della vita di primo abbandono del nido familiare, di timida apertura verso il mondo al quale si dovrebbero affacciare con fiducia.
La comunicazione con gli adolescenti può essere più chiara e più approfondita rispetto a quella da tenere con i bimbi.
Con i ragazzi adolescenti ci si può addentrare in letture più adulte delle situazioni, parlando quindi degli aspetti politici, economici, sociali, tuttavia cercando sempre però di mantenere un atteggiamento e un pensiero che siano sganciati da categorie morali (ad esempio buoni versus cattivi), un modo di porsi con loro che si focalizzino sul concetto di risoluzione, di appianamento delle divergenze.
Infine, per piccoli ma anche per i più grandi, è fondamentale il coinvolgimento in concrete azioni di solidarietà, quali la ricerca e la raccolta di aiuti per le persone sofferenti a causa della guerra e per i profughi che presto anche loro incontreranno sui banchi di scuola.
Ancora una volta troverete ulteriori approfondimenti nell’incontro di domani de “La scienza di eccellenza” e anche in questo audio “Cosa non dire ai nostri figli e perché”
Per concludere, non dimentichiamoci che, talvolta la difficoltà nel parlare con i figli nasce dalla difficoltà di gestire i propri stati d’animo: è importante saper superare questo tipo ostacolo psicologico perché i figli, anche se in apparenza talvolta sembrano non ascoltarci proprio, in verità fanno molto conto su di noi e, proprio per questo, è importante non deluderli.
“Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la GUERRA”
“Promemoria” di G. RODARI.
Grazie per l’attenzione prestata a questo articolo straordinario, resosi impellente in seguito allo scoppio della guerra. Il prossimo appuntamento tornerà alla cadenza normale.
CHI E’ DORIANA GALDERISI?
Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.
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