Ubriaco alla guida uccise un anziano: patente revocata a vita per un 33enne
Pena esemplare per un 33enne marchigiano, condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere – con revoca della patente a vita – per omicidio stradale.
Il giovane, nella serata del 3 novembre 2019, si mise al volante in stato di ebbrezza e causò un incidente frontale in cui perse la vita un 87enne. Il verdetto arriva su rito abbreviato, come richiesto dalla difesa dell’imputato, ed è maggiore di quanto avesse richiesto il Pubblico Ministero nelle fasi preliminari (2 anni in carcere). L’imputato aveva già scontato una recidiva per stato di ebbrezza in passato.
Ad interpretare un ruolo importante nel processo è stata l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv, presieduta da Alberto Pallotti e rappresentata, nell’occasione, dall’avvocato Walter Rapattoni (nella costituzione come parte civile). L’imputato si sarebbe, inoltre, messo alla guida in condizioni di visibilità ridotta, data la pioggia. Il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV, Alberto Pallotti, che da anni si batte per la sicurezza sulle strade e per pene più severe per chi si macchia di omicidio stradale, è soddisfatto per quanto avvenuto in aula a Teramo: “La presenza dell’associazione nel processo ha portato ad accordare una condanna all’imputato che è il doppio di quanto richiesto dal PM. Riteniamo che l’atteggiamento di quest’ultimo sia inammissibile: per un ubriaco, recidivo che uccide una persona, non possono essere richiesti soli due anni di carcerazione. È un insulto alla vittima ed alla famiglia. (…) Al giudice vanno i miei complimenti perché non ha ceduto alla richiesta del PM, onorando le vesti ricoperte. Ritirare la patente a vita all’imputato è stata una decisione giusta: chi uccide non deve più disporne. (…)”.
“E’ un risultato che bissa quello ottenuto in occasione del processo per la morte di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli – afferma il legale rappresentante dell’A.I.F.V.S. ODV, Walter Rapattoni -. In ogni processo dove l’associazione figura come parte civile, i verdetti finali sono sempre più aspri rispetto alle richieste dei PM. La legge va rispettata e bisogna garantire pene certe. Noi siamo lì per far sì che questo avvenga. Ringraziamo tutti i giudici che stanno accordando sentenze coraggiose. E’ solo in questo modo che riusciremo a difendere le vittime e tutti coloro i quali non hanno più voce nei processi”.
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