A ieri sera la petizione aveva raccolto un centinaio di adesioni, ma la campagna lanciata dall’imprenditore bresciano Alfredo Rabaiotti, titolare dell’agenzia Becom, è appena all’inizio e – secondo quanto informa una nota – ha già raccolto “oltre 60.000 visualizzazioni su LinkedIn e centinaia di messaggi e interazioni, che continuano a crescere”.
L’iniziativa, spiega il comunicato stampa, nasce “dopo aver ascoltato i timori di un centinaio di imprenditori, preoccupati di trovarsi a fine mese con tanti, troppi insoluti, giustificati con l’alibi della crisi da Covid19″. “Nella maggior parte dei casi si tratta di una scusa – sottolinea Rabaiotti – che provocherà un danno enorme al nostro tessuto economico, creando un circolo vizioso per l’economia italiana, fatta perlopiù da piccole o micro imprese. Soprattutto nei momenti difficili dobbiamo fare rete tra aziende e mostrare senso responsabilità nei confronti del nostro Paese».
Da qui l’idea della campagna on line sull’hashtag #iopagoifornitori e la petizione su Change.org. “Contribuisci a far sentire la tua volontà affinché, nella nuova Italia post emergenza, le imprese di valore vengano riconosciute per correttezza, trasparenza e lungimiranza verso i fornitori. Sostieni la necessità di sviluppare un codice etico. #iopagoifornitori. L’Italia siamo noi!”, si legge nel testo da sottoscrivere.
Come? “Attraverso l’adesione a un codice etico – spiega nella nota Rabaiotti – che permetta di valorizzare le imprese che vogliono esser parte del patrimonio imprenditoriale italiano di valore. (…) Parliamo di un codice che, nella sua prima edizione, contempli il rispetto dei patti con i fornitori, e che nel prossimo futuro si possa estendere abbracciando temi di sostenibilità, qualità e benessere per i dipendenti in termini di evoluzione professionale e di garanzie di qualità per il cliente. Rendere riconoscibili queste realtà con un marchio distintivo, permetterà di valorizzare le nostre vere eccellenze, facilitando le relazioni di collaborazione, evitando, in prima istanza, che vengano spremute a fronte della totale mancanza di una legislazione a tutela di chi subisce gli insoluti”.
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