Coronavirus, tamponi spediti negli Usa? Copan risponde alle accuse di Repubblica
Copan Group – con una nota – risponde a quanto riportato da diverse testate giornalistiche italiane, tra cui La Repubblica, secondo cui l’azienda bresciana avrebbe spedito negli Stati Uniti centinaia di migliaia di tamponi di cui ci sarebbe stata necessità in Italia.
Lunedì 16 – spiega l’azienda – è stata effettuata una spedizione di 500.000 tamponi per COVID-19 verso gli Usa, un’operazione che “stando a quanto riportato da Repubblica, si sarebbe svolta in sordina e con totale noncuranza della (presunta) carenza di tamponi nel nostro Paese”. Gli articoli – continua la nota di Copan – “hanno suscitato sdegno e scatenato un’ondata di commenti denigratori sia sulle nostre piattaforme social sia attraverso i nostri canali di comunicazione ufficiali, tra cui il nostro servizio clienti, rendendo la situazione per noi di difficile gestione”.
Da qui la presa di posizione dell’amministratore Delegato Stefania Triva, che ha preso carta e penna per precisare: “Non c’è stata nessuna operazione in sordina, la merce è stata regolarmente sdoganata e ceduta a prezzo di mercato, Copan non ha venduto ad alcun governo. E, soprattutto, nessun tampone è stato tolto ai bresciani, ai lombardi, agli Italiani o agli Europei”. Annunciando possibili cause al giornale.
IL TESTO DEL COMUNICATO STAMPA DI COPAN
Copan Italia è un’azienda bresciana, ed è il principale produttore al mondo di sistemi di prelievo e conservazione per la microbiologia. Da anni serviamo il mondo intero con i nostri dispositivi e, in questa fase di pandemia globale, stiamo lavorando incessantemente per fornire i famosi “tamponi”, in Italia e ovunque servano. Va chiarito che il tampone è solo il dispositivo di prelievo del campione; altre aziende nel mondo si occupano di produrre e commercializzare i test diagnostici a cui i tamponi sono sottoposti in laboratorio.
Nelle ultime settimane abbiamo consegnato agli ospedali italiani oltre 1 milione di tamponi; dall’inizio dell’epidemia, ad oggi, 19 marzo 2020, in Italia sono stati effettuati circa 200.000 test. È evidente che in Italia i tamponi non scarseggiano, tanto che non sono soggetti ad alcuna restrizione all’export, diversamente da altri articoli per uso medicale.
Copan da decenni esporta negli Stati Uniti mediante distributori, che servono sia il settore pubblico sia il privato. A causa della scarsità di aerei-merci e dell’acuirsi della crisi Coronavirus, il governo USA ha recentemente organizzato un ponte aereo con un cargo militare per trasportare urgentemente i nostri tamponi. Altre spedizioni sono state programmate nella stessa modalità, anche perché la quantità inviata non è certo “impressionante” rispetto alla popolazione e soprattutto al numero di test che possono essere effettuati settimanalmente nei laboratori Nordamericani.
Non c’è stata nessuna operazione in sordina, la merce è stata regolarmente sdoganata e ceduta a prezzo di mercato, Copan non ha venduto ad alcun governo. E, soprattutto, nessun tampone è stato tolto ai bresciani, ai lombardi, agli Italiani o agli Europei.
L’articolo di Repubblica contiene una serie di inesattezze ed allusioni e sta arrecando un grave danno all’immagine di Copan: basta dare un’occhiata alle reazioni di sdegno suscitate dallo stesso sui social media a poche ore dalla pubblicazione. Ci risulta, inoltre, che il contenuto sia già stato ripreso da altri organi di stampa e mezzi di comunicazione, ad aggravarne ulteriormente l’impatto.
Per avere risposta ai tanti interrogativi sollevati sarebbe bastato consultarci. Il contraddittorio avrebbe anche consentito di comprendere quanto il ritratto a tinte fosche che emerge dalla lettura dell’articolo sia distante dall’etica che contraddistingue il nostro gruppo di persone che, con sacrifici enormi, sta dando il suo contributo alla corretta diagnosi del Covid-19, ovunque nel mondo.
Copan si riserva di agire nelle sedi giudiziarie competenti per tutelare la propria immagine.
Stefania Triva – Amministratore delegato Copan Italia S.p.A.
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