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Ficarra, Picone e Aristofane: perché rivedere Le Rane 2.400 anni dopo

di Andrea Tortelli – Uno spettacolo così sarebbe da mostrare a tutti gli studenti delle scuole superiori bresciane. Anche a costo – sia lecita la provocazione – di legarli alle sedie del teatro con gli occhi spalancati da mollette, in stile Arancia Meccanica.

Ieri sera, al Sociale, è andata in scena la prima de Le Rane, nell’attualizzazione di Giorgio Barberio Corsetti e con l’interpretazione del navigatissimo duo comico siciliano formato da Ficarra e Picone.

Proseguirà in “replica” fino a domenica e il primo pensiero dello spettatore, a serata finita, è come si possano avere oltre 2.400 anni sulle spalle e non sentirli affatto. A dimostrazione di quanta – spiazzante – attualità ci sia ancora nella letteratura dell’Antica Grecia, i cui topoi e riferimenti (culturali, comici, politici) rappresentano la radice della cultura Occidentale. Forse anche qualcosa in più.

L’originale di Aristofane (uno dei principali esponenti della commedia antica) andò in scena per la prima volta nel 405 a.C. ad Atene. La trama non è poi così difficile da riassumere: il dio Dionisio decide di scendere nell’Ade, l’Inferno, per riportare in vita il poeta tragico Euripide vista l’assenza di tragediografi di talento nella civiltà ateniese dell’epoca. Un viaggio – che richiama la famosa discesa agli inferi di Eracle – fatto di avventure tragicomiche e di riferimenti alti, come la contesa finale sulla poesia – a peso – tra lo “sguaiato” Euripide e il “conservatore” Eschilo.

Sullo sfondo – e non pare fuori luogo pensare all’Italia di oggi – c’è la società ateneniese in declino, che, con la guerra del Peloponneso, stava per perdere la supremazia sul mondo greco. Senza trascurare sacro, vicende politiche e potenti, oggetto di critiche e ironie che, a differenza di 4.400 anni fa, nella maggioranza degli Stati del mondo provocherebbero ancora la messa al bando (o a morte) degli autori.

In mezzo ci sono i cori, ben modernizzati dal regista. Ma soprattutto Ficarra e Picone, che con la loro riconosciuta verve comica, ridanno tempi più attuali alle battute dei personaggi di Aristofane senza nemmeno il bisogno di stravolgerle. Perché – da che mondo è mondo – le (abbondanti) gag su feci e flatulenze fanno ridere tutti.

Il risultato è che si ride per quasi tutto il tempo e chi vuole ha spazio per riflettere. La decadenza di quella Grecia e del suo sistema di valori non è poi così lontana dall’oggi.

 

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Redazione BsNews.it
Tags: ctbteatro

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