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Il Museo delle Armi, un pezzo di storia bresciana | MOSTRAMI UNA MOSTRA / 62

La scrittrice Enrica Recalcati, opinionista di BsNews.it

di Enrica Recalcati – Tempo fa un amico belga, in visita a Brescia per la prima volta, alla mia domanda su che cosa avrebbe voluto vedere delle bellezze cittadine, mi risponde: «Il museo delle armi!» Sono rimasta basita, ma compiaciuta per la prontezza e la serietà della risposta. Ho capito che questo museo all’estero è conosciuto e che rappresenta una realtà culturale che nulla ha a che fare con il culto della guerra.

Compie trent’anni il Museo delle Armi Luigi Marzoli, una delle più importanti esposizioni in Italia insieme all’Armeria Reale di Torino e lo Stibbert di Firenze. Frutto di una prestigiosa donazione testamentaria da parte del Cavaliere del Lavoro Luigi Marzoli, industriale palazzolese nel settore dei macchinari tessili e appassionato di cimeli che narrano non solo la storia in senso lato, ma la capacità manuale degli artigiani lavoratori e incisori del ferro, soprattutto bresciani. Luigi Marzoli nasce nel 1883 e muore a Palazzolo nel 1965, lasciando scritto nel suo testamento il desiderio che la sua personale collezione armigera fosse devoluta alla città di Brescia, per allestire un museo che documentasse il genio armigero bresciano e le capacità tecniche e artistiche delle maestranze locali a partire dal secolo XV. Il patrimonio museale è costituito da 1090 pezzi della collezione Marzoli, in aggiunta ai 360 già conservati nelle raccolte civiche. Dopo l’acquisizione dei materiali avvenuta nel 1966 e lo spostamento in area più consona del Museo di Scienze Naturali, Carlo Scarpa insieme a Francesco Rovetta, il veronese Arrigo Rudi e, per le parti ostensive, Rivadossi di Nave, allestiscono nel 1988 in Castello, nel Mastio visconteo, la prima esposizione.

Sono passati trent’anni e ora col nuovo restyling e la recente riapertura il museo offre un nuovo percorso espositivo con pezzi di inestimabile valore, molti recuperati dai depositi civici, altri restaurati con cura e competenza. Un progetto che abbraccia il nostro Mastio visconteo edificato nel 1343 sulle fondazioni di un grandioso tempio romano, i cui resti sono visibili all’interno del percorso museale. Il primo step di un piano culturale finalizzato alla valorizzazione del Castello. I lavori eseguiti non solo sugli oggetti esposti, ma anche sui serramenti e sugli intonaci, hanno reso la struttura davvero gradevole. L’esposizione, riaperta recentemente il 15 novembre, vanta una nuova sezione archeologica dedicata ai Longobardi, con riferimento al nostro sito Unesco e didascalie bilingue in italiano e inglese. Quattro sono le sezioni riallestite a nuovo. La prima va dal periodo Longobardo al Basso Medioevo, la seconda dal Tardo medioevo alla prima Età Moderna dedicata all’evoluzione dell’armamento difensivo, la terza mostra il periodo più alto della storia dell’armatura cioè il XVI secolo, la quarta illustra l’evoluzione delle armi da fuoco del XVII e XVIII secolo. Sotto le cure del conservatore Marco Merlo, il percorso espositivo incuriosisce e stimola importanti riflessioni storiche. Armature, mezze armature, perfino un corsaletto da bambino, spade da cavallo dritte e storte, spadini, pugnali, alabarde, falcioni, forche, picche.

Il museo raccoglie una delle più importanti collezioni di celate (elmi) quattrocentesche all’italiana, fra i quali l’elmo raffigurato in un prezioso dipinto di Antoon van Dyck del 1627, “Portrait of a Young General”, e conservato a Vienna. Rivestiture di cavalli, armi lunghe, archibugi, schioppi, trombini, pistoletti, terzette, un mazzagatto. Accessori come la fiasca per la polvere da sparo, il polverino da innesco, la cartucciera. Un’affascinante sezione dedicata alla produzione di armi di lusso. Nel tardo Cinquecento si afferma, anche nella produzione di armi, la corrente artistica del “manierismo”. Armi lussuosissime, da parata, ma realizzate per essere anche funzionali, in oro, argento e tessuti preziosi come sete e velluti tinti. Preziose incisioni, realizzate da abili maestri, ornano questi manufatti. Primeggiano le tecniche dello sbalzo e l’agemina per rendere le armi molto eleganti, vere opere d’arte. I nobili europei dell’epoca facevano a gara per possederle, quale simbolo del loro status. Impossibile non restare sbalorditi davanti alla “Rotella con trionfo di Bacco”, rapiti dalla bellezza delle incisioni. Si tratta di uno scudo del 1563, sbalzato con agemine e foglie d’oro, raffigurante un episodio della mitologia greca, mentre sullo sfondo si intravvede una città rinascimentale.

Secondo il desiderio del mecenate Marzoli, il museo doveva diventare anche punto d’incontro di armaiuoli, artisti del cesello, uomini delle ferrarezze e delle miniere. Nel progetto attuale, che interpreta in modo moderno e ampio il pensiero di Luigi Marzoli, il museo potrebbe diventare luogo di importanti appuntamenti culturali.

Il museo delle Armi, un pezzo di storia bresciana

per info orari e acquisto biglietti

CUP Museo di Santa Giulia 0302977833/834

santagiulia@bresciamusei.com

www.bresciamusei.com

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Il museo delle armi di Brescia, foto BsNews.it
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Redazione BsNews.it

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