Cento capolavori di Brescia | MOSTRAMI UNA MOSTRA / 45
di Enrica Recalcati – Due secoli di storia dellarte in questa mostra che toglie il fiato per la ricchezza e il valore dei contenuti. In Palazzo Martinengo sono esposti cento quadri di pittura fra lOttocento e il Novecento, divisi in dieci sezioni tematiche. Davide Dotti, abile curatore dellincanto, ha saputo riunire sui due piani della mostra, capolavori di grandi maestri e un inedito dal sapore piccante.
Picasso, De Chirico, Morandi, 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane il titolo della mostra che soddisfa le aspettative. Unoccasione interessante per apprezzare quadri pescati da un patrimonio spesso inedito, ma ricco, di collezioni locali. Abile e cordiale Dotti mi accoglie e apre le porte della prima sala per stupirmi subito, farmi riflettere ed emozionarmi. Appiani, Basiletti, Vantini con una serie di ritratti e vedute. Spiccano i ritratti di Federico Mazzucchelli, Teodoro Lechi e lautoritratto di Domenico Vantini. Fra i paesaggi dipinti mi colpiscono la Franciacorta e il Capitolium. Ci sono poi quindici miniature di Giovanni Battista Gigola: un autoritratto, Eugenio Beauharnais, Paolo Richiedei, dame, gentildonne, giovinette, la maga Circe, Venere e Adone, tre cherubini, un centauro, il cantante Giuseppe Galante, le tentazioni di SantAntonio. Nella seconda sala «Ritratto della Signora Marietta Caroli Rossa che nel suo salotto mostra il suo testamento», opera commissionata allInganni dalla Giunta municipale di Brescia, nel 1865, per il cospicuo lascito della nobildonna, pari a tre milioni di euro attuali. Soldi destinati alla costruzione di uno stabilimento bresciano di beneficenza in favore di poveri, malati cronici e convalescenti. Dedicata ad Angelo Inganni, questa sala ci mostra vedute cittadine imbiancate dalla neve, tra cui piazza della Loggia con la Loggia priva dellodierna cupola. Carnevale, serenate, piccoli spazzacamini, giocatori di morra e ragazze intente a far girare lo spiedo. In una piccola sala l’artista Faustino Joli documenta drammaticamente le grandi battaglie risorgimentali, la «Notte che seguì la battaglia di Solferino» e «L’assalto alla Madonna della Scoperta», un paesaggio notturno, rischiarato dalla luna e dalle lanterne. Lo studente della Laba Michele Donati, mi accompagna nella terza sala per segnalarmi il quadro di Eugenio Amus Calanchi nelle vicinanze di una spiaggia, dove il mare spumeggia su di una spiaggia sormontata da pareti lisce e ripide. Una suggestione duplice che unisce lamore per il mare e lemozione di una arrampicata estrema. Seguono, in un alternarsi di paesaggi emozionanti, vedute di Giovanni Renica, che incanta e descrive con sfumature azzurrine, acque, nuvole e cielo del Golfo di Napoli. Luigi Lombardi con il paesaggio lacustre del Lago d’Iseo, Giovan Battista Ferrari coglie particolari del Lago di Ledro. La pittura di Arnaldo Soldini, con insoliti scorci del lago di Garda o vedute della Presolana in Val di Scalve. Francesco Filippini con paesaggi alpini dove appaiono gerle adagiate sui prati e due operai di maglio intenti al loro lavoro. Due mazzi di fiori, uno di Francesco Hayez del 1867, un altro di violette di F. Zandomeneghi del 1907. «Garibaldi a Palermo» di Giovanni Fattori del 1861, una donna vestita con «Il kimono color arancio» di Giuseppe De Nittis del 1884, Un pensiero a Garibaldi del 1863, romantico ricordo evocato da un quadro appeso nella stanza di una ricamatrice, il Nudo visto di schiena di Giovani Boldini, ci introducono nella bellezza delle sale successive. La morte di Cleopatra di Achille Glisenti, magnifico e spettacolare esempio di pittura orientalista in chiave sensuale, Modesto Faustini ed Emilio Rizzi con ritratti di donne dal fascino irresistibile.
L’esaltazione della velocità e il mito delle macchine ci introducono nellarea futurista.
Romolo Romani, Giacomo Balla, Achille Funi, Julius Evola, Umberto Boccioni, Fortunato Depero che, parallelamente al suo talento tessile, si misura con la pittura con un ritratto dellamico aviatore Fedele Azani, originale e suggestivo. Di seguito il silenzio metafisico quasi spettrale nelle opere di De Chirico, Savinio, Carrà e Morandi.
De Pisis pone un mazzo di fiori davanti al ponte dei Sospiri a Venezia, Sironi, Funi, Oppi, ritornano allordine classicista. La madre di Natalino Bentivoglio Scarpa, in arte Cagnaccio di San Pietro, porta nel suo sguardo la malinconia di una vita difficile. I suoi occhi, specchio di sacrifici dovuti, mi fanno riflettere come donna e come madre. Vedova, Turcato, Birolli, Capogrossi, Tancredi, Manzoni, Fontana, poeti della forma astratta, portatori di un linguaggio artistico personalissimo dallo stile inconfondibile.
Ed eccoci a Picasso: «Natura morta con testa di Toro» del 1942, dove la bestia osserva un enigmatico rettangolo astratto. Olio su tela di importanti dimensioni, appartiene ad un periodo doloroso della vita dellautore, quando viveva a Parigi. Langoscia delle vicende belliche e i lutti per la morte della madre e dellamico fraterno Julio Gonzáles. Secondo Davide Dotti è il miglior quadro di una serie di tre opere fortemente rievocative del tema della morte, ma con un uso della luce dal tratto particolare, tecnica che alleggerisce la tensione drammatica.
Questo quadro è un ritrovamento di rilevanza storico-critica, autenticato il 15 novembre del 2017 dalla Fondazione Picasso di Parigi. Per decenni gelosamente conservato in una collezione privata è ora visibile, per la prima volta, a Palazzo Martinengo.
Lobiettivo ambizioso e prestigioso del curatore Davide Dotti con lAssociazione Amici di Palazzo Martinengo è di trasformare Palazzo Martinengo nel tempio del collezionismo bresciano. Mi pare che le premesse ci siano e noi tifiamo insieme.
LA SCHEDA
Picasso, De Chirico, Morandi, 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane
Palazzo Martinengo Via Musei, 30
dal 20 gennaio al 10 giugno 2018
dal mercoledì al venerdì dalle 9 alle 17,30
sabato e domenica dalle 10 alle 20
Biglietto intero euro dieci
Tutte le informazioni sul sito www.amicimartinengo.it
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