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La “razza” e la civiltà bresciana | di Sandro Belli

di Sandro Belli – Sento spesso in città, sopratutto dai ragazzi della destra politica, condanne e imprecazioni contro chi “costringe la nostra razza a soccombere!”. Leggo nei loro manifesti frasi agguerrite a difesa della nostra civiltà, in una confusione fra il concetto di razza e quello di civiltà che costringe ad una riflessione.

La nostra “razza” che molti sentono in pericolo e vogliono difendere ad ogni costo, in realtà è una convergenza ed una mescolanza di diversi popoli. Nella storia i nostri antenati erano ariani-longobardi, celtici, latini ed etruschi, e poi, nei secoli, normanni, spagnoli e austroungarici e a volte turchi o slavi… Ma da questo mix di razze e genti, nel corso del tempo si è maturata, pur a fatica, una civiltà che può non essere la migliore al mondo, ma che è la nostra, la nostra di oggi… Una civiltà che dà segni di crisi e di deterioramento, ma che non è affatto in via di estinzione.

Chiedere ad altri popoli con diverse tradizioni ed usi, che si integrino non mi pare né corretto né possibile. Se la loro cultura e le antiche usanze del loro popolo li hanno portati a ritenere giusto, ad esempio, picchiare la moglie, prendere in sposa delle bambine, stuprare giovani donne, usare coltelli in ogni lite, adorare un dio violento, difficile potrà essere l’integrazione o l’armonica convivenza e, su ciò, nessun passo indietro dovrà fare la nostra civiltà. Oltretutto, voler a tutti i costi uniformare o integrare diverse civiltà può sembrare una prevaricazione del più forte o, per contro una estrema debolezza della cultura soccombente.

Non voglio citare solo usi e distonie in campo sociale o comportamentale, quelle che più ci fanno discutere e che a volte spaventano. Provo ad esplorare altri ambiti.

Chi ha ascoltato e apprezzato la musica Indiana si è accorto che in essa non c’è il rispetto delle sette note, comuni al nostro orecchio musicale. Molto frequenti sono gli sruti, cioè quelle internote dissonanti che sempre si infilano fra nota e nota. Insopportabili al nostro senso musicale! Come si può pensare di togliere a un Sikh il turbante ed il coltello Kirpan?
Perché voler eliminare scialli e veli o il Sari alle donne indiane? Perché turbare una bellezza millenaria, così piena di significati?

Chi ha assistito ad una funzione religiosa in sud America difficilmente si è abituato a danze e schiamazzi in chiesa, che per quei popoli sono invece una manifestazione di fede e per noi, per contro, infastidiscono la sacralità di una cerimonia. Chi crede nella razionalità come suprema rigida regola e rifiuta il sentimento e le libere sensibilità difficilmente si accosta al carattere mediterraneo della nostra gente.

Ciascun popolo ha la propria cultura e con essa il proprio grado di civiltà che va rispettato e che spesso può destare in noi curiosità stupore e ammirazione proprio perché le diversità sono il sale del mondo.

Spetta a noi sostenere la nostra civiltà, antica e robusta, che grazie a lotte interne, guerre, errori e ripensamenti, correnti di pensiero contrapposte, mode e invenzioni si è formata nei secoli. A noi il compito di preservare la nostra diversità.
Al popolo bresciano con tendenze lepeniste va detto chiaramente che Civiltà e Razza sono realtà distanti e che non vanno confuse, anche se alcuni elementi le intrecciano, rendendo non facile l’esame distinto delle due: una civiltà forte nasce spesso da una mescolanza di genti di razza diversa, mescolanza multirazziale che riesce a creare, col tempo, una comunità sotto un’unica bandiera (ad es. gli Stati Uniti ).

Concludo dicendo: non ha senso la scelta razzista (oltretutto di una razza storicamente imprecisa). Bene invece una società multirazziale, culturalmente aperta e tollerante di ogni credo in campo religioso; ma sul piano del livello di civiltà non va fatto alcun passo indietro, nessun cedimento. D’altra parte considero giusto e saggio non voler cancellare, soffocare o integrare altre civiltà, che sono espressioni di diverse tradizioni e culture, con le quali si può convivere, ma nel rispetto dei reciproci valori, dei diritti e doveri, e dei costumi e sopratutto delle reciproche libere diversità.

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Redazione BsNews.it
Tags: sandro belli

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