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Bettoni: non sarò il liquidatore della Camera di commercio

(a.t.) E’ in sella dal 1992, senza soste. E a lui si devono alcune delle avventure più importanti della Camera di commercio di Brescia, dalla Fiera cittadina all’aeroporto D’Annunzio di Montichiari. Passando, immancabilmente, per l’ultimo – controverso – successo: Brebemi. Francesco Bettoni è senza dubbio uno dei protagonisti dell’economia bresciana. Ma oggi, dopo 22 anni di onorato servizio, “Re Franco” – come l’ha ribattezzato qualcuno con una punta d’invidia – potrebbe lasciare definitivamente la guida della Camera di commercio della Leonessa. Così, almeno, ha annunciato qualche giorno fa con un comunicato stampa.

DOMANDA – Convinto? Davvero non si candiderà di nuovo alla presidenza?
RISPOSTA – Non voglio certo sgomitare per fare il liquidatore della Camera di commercio di Brescia. La riforma del governo Renzi di fatto cancellerà l’ente: considerando gli impegni già presi e le spese fisse (sede e personale) dal 2015 questo ente non avrà più un euro da spendere. Che senso ha una Camera di commercio con introiti dimezzati, senza le deleghe a internazionalizzazione e strutture e senza il registro per le imprese che si pensa di portare a Roma? Di certo non starò qui a scaldare la sedia.

D – Brescia, probabilmente, è una realtà virtuosa. Ma il sistema camerale in alcune zone d’Italia è diventato l’ennesimo modo per distribuire prebende e non serve certo a portare valore al territorio.
R – Le undici Camere di commercio della Sicilia hanno un debito che supera il miliardo di euro. Vero. Ma è altrettanto vero che da diverse ricerche emerge come le camere di commercio siano l’unico ente pubblico apprezzato dalle imprese. Esistevano altre strade per rendere efficiente il sistema.

D – Ad esempio?
R – Ad esempio si potrebbe lasciare alle Regioni la gestione del registro delle imprese, trasformando le Camere di commercio in enti privatistici. Il registro regionale, in Lombardia, permetterebbe di mantenere un solo direttore generale invece che dodici, riducendo in maniera drastica le spese per il personale: i 30mila euro lordi scarsi di compensi che percepisco come presidente sono un decimo del costo di un direttore generale. A fianco di questo si potrebbe creare una Camera regionale unica che si occupi di internazionalizzazione, innovazione e infrastrutture. In particolare l’elezione del presidente e della sua giunta (a sette) dovrebbe essere diretta, non attraverso le associazioni di categoria che a Brescia raccolgono solo il 40 per cento delle imprese del territorio. Oggi, invece, si sta scegliendo di distruggere tutto.

D – Non pensa di drammatizzare un po’ la situazione?
R – Attualmente il bilancio della Camera di commercio di Brescia è di 28 milioni, se davvero di qui a due anni si dirotteranno a Roma i sei milioni che incassiamo come diritti di segreteria e si dimezzeranno le quote di iscrizione (meno 35 per cento nel 2014, 40 nel 2015, 50 nel 2016) rimarremo con un bilancio di circa 10 milioni all’anno: giusto il costo della sede e del personale. Ma che fine faranno, in questo contesto, realtà che sovvenzioniamo come ProBrixia, Brescia Tourism, l’Ente vini, l’Immobiliare Fiera e il Centro latte? Il mio successore si troverà di fronte a un bivio terribile: rischiare di portare questi enti alla chiusura o sostenerli ancora licenziando personale. Io penso sia prioritario difendere gli attuali posti di lavoro (152, ndr). Ma la scelta è drammatica.

D – In questo quadro che profilo dovrebbe avere il prossimo presidente della Camera di commercio di Brescia?
R – Non è indispensabile che sia un imprenditore, né che abbia una determinata età. Ma deve essere una figura credibile, avere capacità ed esperienza. Brescia non compete con Cremona ma con le grandi realtà europee come Stoccarda, Montpellier e Bilbao.

D – Qualche nome con queste caratteristiche? Punterà pure su qualcuno…
R – Non ho mai pensato a chi potesse essere il mio successore. Nomi non ne ho, e prima di farne mi piacerebbe comunque conoscere i programmi degli eventuali candidati.

D – Lei invece che farà poi?
R – A 66 anni mi reinventerò un ruolo. Ma posso dire di aver raggiunto la mia massima felicità di imprenditore con Brebemi. Su questo, però, mi si deve concedere un piccolo sfogo. Con Brebemi mi ero illuso di aver realizzato la più grande infrastruttura italiana dell’ultimo cinquantennio, senza tangenti e nei tempi previsti. Invece apprendo che qualcuno mi imputa quest’opera come un delitto: i giornali sono perfino andati in agosto a fotografare l’autostrada vuota, come se esistesse una grande infrastruttura che opera a pieno regime da subito. Una vergogna.

D – Troppa passione per pensare che lei possa restare veramente fuori dalla partita. Se le associazioni di categoria – prendendo atto dell’imminente sfascio delle Camere di commercio – venissero da lei e le chiedessero di traghettare Brescia in questa difficile fase che risponderebbe?

R – (respiro profondo, NDR) Non so, ci dovrei pensare.

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Redazione BsNews.it

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