Tre stabilimenti chiusi a Sellero, Malegno e Cerveno. La Valle Camonica trema. Complessivamente sono 430 le persone che da ieri pomeriggio sono ferme, a casa, con inevitabili timori circa il loro futuro. Tutto è diretta conseguenza degli sviluppi dell’inchiesta Ilva di Taranto, con i magistrati che il 9 settembre hanno disposto il sequestro preventivo che – parole della società – sottrae all’azienda ogni disponibilità degli impianti e determina il blocco delle attività bancarie, impedendo pertanto la normale prosecuzione operativa.
Oggi alle ore 13 è stata fissata la convocazione dei lavoratori da parte delle sigle sindacali. L’obiettivo, assieme all’Associazione industriale bresciana (leggi la nota del presidente bresciano Marco Bonometti), è quello di sensibilizzare il Ministero per trovare in tempi rapidissimi una soluzione che faccia ripartire la produzione. Oltre ai 430 addetti camuni a livello nazionale nell’indotto Ilva sono coinvolti altri 600 operai. Oltre a ciò sono centinaia anche gli addetti di società satellite, come quelli della Cilindri di Brescia, facente parte del gruppo Ilva-Riva Fire.
(a.c.)
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