di Andrea Tortelli – ***All’università condivideva l’appartamento con altri undici studenti. “E ancora mi domando come potessimo vivere con un solo bagno”, sottolinea sorridendo. Mentre la sua prima, vera, vacanza fu a Scalea, in Calabria: 962 chilometri a bordo di una Fiat Panda 45 con altri quattro compagni di viaggio e le valige non si sa bene dove. Ma quel ventenne non senza nostalgia per cui “il rischio peggiore della maturità è quello di non subire più il fascino tremendo della vita” di strada ne ha fatta poi molta di più. Ed oggi, a 50 anni, è il sindaco di Brescia. Adriano Paroli è figlio della piccola borghesia bresciana. Un negozietto e tre figli da tirar su, con tanti sacrifici per farli studiare. La svolta della vita – la prima – arriva quando si iscrive a Giurisprudenza a Milano. Qui si avvicina a Comunione e liberazione. Per poi, tornato a Brescia, iniziare con la Dc una lunga carriera politica. Consigliere comunale nel 1991 e assessore all’Urbanistica – “per avventura” – fino al 1994. Quindi consigliere provinciale e, con Forza Italia, la prima tappa a Roma (1996). Rieletto deputato per tre volte (2001, 2006 e 2008), Paroli non rinuncia comunque a tenere un piede nella sua Brescia. In Loggia c’è, senza soste, dal 1998, fino alla svolta. Finita l’era Corsini, l’ex leader dell’opposizione si candida sindaco e, complice il vento della politica nazionale, batte al primo turno il candidato del Pd Emilio Del Bono. Oggi Adriano Paroli legge Leopardi, “un autore che aiuta”, ascolta Guccini, Dalla e Battisti, come i Genesis. E andrebbe perfino a un concerto di Celentano, “se tra un pezzo e l’altro non parlasse come un insopportabile giudicatore”. Ma soprattutto ha deciso – “senza rinunciare alla coalizione del 2008, semmai con qualcuno in più” – di chiedere ai bresciani di poter continuare il suo lavoro da sindaco per altri cinque anni.

C’è posto per Onofri e Castelletti nella sua squadra?

Vedo che Onofri vuole candidarsi sindaco: non lo conosco molto, ma credo che ogni impegno nell’interesse della collettività sia comunque positivo. Quanto a Laura, la frequento fin dai tempi dalle scuole medie, la stimo e ritengo sia mio dovere porre ogni positività al servizio della città. La Castelletti dovrebbe porsi l’ambizione di andare al governo e fare un passo, da una parte o dall’altra. Ma sarebbe sbagliato non schierarsi con uno dei due ambiti che ragionevolmente possono aspirare a farlo.

Quale esponente della cosiddetta società civile le piacerebbe avere nella prossima giunta?

A Brescia ci sono risorse eccezionali. Non ho mai nascosto, ad esempio, la stima per l’attuale rettore dell’università Sergio Pecorelli e per il suo predecessore Augusto Preti. Nel mondo del calcio, Altobelli è un caro amico e gli riconosco grandi capacità. Ma tra quelli ancora in attività sceglierei Marco Zambelli, un ragazzo straordinario anche dal punto di vista umano.

Torniamo a Brescia. La recente nomina di Fausto Di Mezza alla vicepresidenza della Sorveglianza di A2A – con un curriculum giudicato come troppo politico per guidare una società quotata – ha suscitato diverse polemiche…

Di Mezza è uno dei migliori assessori al Bilancio che questa città abbia mai avuto, e lo pensano in molti anche all’opposizione. La questione del curriculum è dovuta solo a un errore tecnico: quando gli è stato richiesto di inviarlo, per sbaglio, gli uffici hanno spedito quello con la sua storia politica già utilizzato per una rivista.

L’azienda dà sempre meno risorse alla Loggia. Che fare?

Con i soldi di A2A a Brescia si sono sempre pagati i servizi sociali, i migliori d’Italia. E grazie a Di Mezza, quest’anno, abbiamo compiuto un miracolo: sono mancati 49 milioni su 60, ma siamo riusciti a contenere i tagli (da 45 si è scesi a 41 milioni). Certo è importante che l’azienda torni a staccare dividendi, ottimizzando gli investimenti. Ma purtroppo, come ho sempre detto, la fusione è stata sbagliata. Ricordo che allora Asm non aveva debiti e che, nonostante tutto, Aprica oggi fa 50 milioni di utile…

Vendere potrebbe fare comodo al Comune?

Sarebbe sbagliato pensare di venderla. Qualcuno, oggi, vorrebbe scippare A2A ai Comuni, ma questa ipotesi mi troverà di traverso su tutti i tavoli. Anzi, se fosse possibile, tornerei ad Asm.

L’opposizione in Loggia, comunque, vi sta criticando su tutti i fronti.

Il Pd è in preda a una deriva No-Tav. Mi domando cosa accadrebbe oggi se dovessimo decidere di fare il teleriscaldamento, il parcheggio di piazza Vittoria o la Galleria Tito Speri. Ci riusciremmo? Questa opposizione manca di progettualità e, con il passare del tempo, capisco sempre più la lungimiranza dell’esperienza di Padula. Padula non ha tagliato nastri – e non mi ossessiona l’idea di fare lo stesso – ma con lui in questa città è partito tutto: la metro, il termoutilizzatore,Fossa Bagni, il palagiustizia. Anche il parcheggio sotto il Castello, con il progetto Gregotti, è stata un’idea sua.

Serve davvero quest’opera?

Tanto per cominciare questo investimento non costerà nulla al Comune, e si ripagherà nell’arco di 25 anni. Poi inizierà a produrre utili, con cui sosterremo le spese della metro. Inoltre si tratta di un’azione indispensabile perché la città torni a vivere. Il centro prospera se ci sono commercio, residenze e direzionale. Senza i residenti di notte rischierebbe di diventare il Bronx, senza il commercio un dormitorio e senza il direzionale verrebbe meno la nobiltà dell’essere sede istituzionale. A questi stiamo aggiungendo il tassello della vocazione universitaria, con il progetto del campus. Il salto comunque c’è già stato: basti pensare a com’era piazza Loggia quattro anni fa.

Edilizia. In alcune zone della città ci sono palazzi fatiscenti. Perché non pensare, come in altri Stati, di concedere volumi aggiuntivi a chi è pronto a demolire e ricostruire?

E’ già previsto dalle linee programmatiche del nuovo Piano di governo del territorio. In via Veneto e in via Crocifissa ci sono edifici altissimi che non sono stati certo concepiti per durare 200 anni. Per questo abbiamo definito incentivi di Slp nell’ordine del 20-30 per cento e agevolazioni sugli oneri per chi abbatte e ricostruisce. Sono convinto che il nostro Pgt potrà dare nuovo impulso all’edilizia, che è uno dei volani della nostra economia”.

Mercato dei grani. La Loggia vuole vendere, i candidati all’acquisto non mancano, ma i vincoli urbanistici vengono visti come troppo pesanti. Che fare?

Farò di tutto per non vendere il Mercato dei grani, nonostante le esigenze di far cassa da parte del Comune.

In molti la indicano come organico alla Cdo. Non crede che oggi questa organizzazione stia guardando più all’estero che alle aziende del territorio?

I contatti con l’estero sono da sempre uno dei punti di forza di questa realtà, capace di fare matching fra le esigenze di chi opera nella Leonessa e chi sta in altri stati. Comunque sono molto affezionato alla Cdo, una presenza importante e un’iniziativa basata su un principio geniale: se fai bene il tuo lavoro di imprenditore, tuteli il lavoro e sei attento al fattore umano hai già fatto tutto, anche in campo sociale.

Ambiente, economia e sociale. In che ordine di priorità porrebbe questi tre termini?

In questa fase l’economia e il lavoro sono determinanti. E non dobbiamo comunque dimenticare l’ambiente, un tema particolarmente delicato in questo momento.

Parliamo di temi etici. Se si presentassero in Comune due uomini per un matrimonio che farebbe?

Non lo celebrerei. Il tema non è l’omosessualità. Ho amici gay che stimo e non giudico nessuno, ma da lì a pensare che possano formare una famiglia ne passa. Io credo in Dio e credo che il matrimonio tra un uomo e una donna comprenda il miracolo della vita. Allo stesso modo sono contrario all’aborto e molto critico sulla fecondazione artificiale se spinta all’eccesso: trovo contro natura il fatto che troppe coppie moderne passino metà della vita a fare di tutto per non avere figli e l’altra metà a fare salti mortali per averli. Mentre – per chiudere il quadro – penso che il tema degli anticoncezionali vada posto, ma vorrei che nei rapporti sessuali si riuscisse a uscire dalla logica della casualità per guardare al rapporto che si vuole costruire con l’altra persona.

Come tutti gli uomini, però, avrà delle tentazioni. Al dunque prevale l’essere cattolico o il fatto di avere una moglie siciliana?

Per battuta potrei dire la moglie siciliana. Comunque i miei tempi erano diversi: ci si innamorava, ci si fidanzava e poi si pensava a sposarsi e a far famiglia. Oggi il ragionamento è: al resto penserò poi, per ora mi voglio divertire. E questo, purtroppo, ha delle forti ripercussioni sociali.

Concludiamo con il gioco della torre. Il parcheggio sotto il Castello o la torre di San Polo. Che butta?

Butto la torre, ma nel senso che la abbatteremo.

Ristoranti cinesi o kebabbari?

Sicuramente i kebabbari.

Barack Obama o Angela Merkel?

La Merkel.

Berlusconi presidente del Milan o presidente del Consiglio?

Da tifoso tengo il presidente del Milan.

 

*** TESTO TRATTO DAL NUMERO DI SETTEMBRE DEL MENSILE 12 MESI 

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Redazione BsNews.it

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