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Il ritorno di Orto: centrodestra populista, l’Udc deve rinunciare a posizioni di rendita

Dopo mesi di silenzio pubblico l’ex assessore ai Giovani di Palazzo Loggia Nicola Orto (Udc) torna nel dibattito politico bresciano, sottolineando – con una lunga lettera – che, in vista delle elezioni comunali del 2013, l’Udc deve agire “libera dall’esito elettorale, e contribuire attivamente a costruire un’alleanza per Brescia, senza alcun preconcetto nei confronti di nessun soggetto ma blandendo ogni posizione di radicalismo politico”. Orto, nello stesso documento, non risparmia critiche a centrosinistra e civiche, ma soprattutto accusa il centrodestra – coalizione di cui l’Udc è ancora parte in città – di populismo.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

Ho letto  con molto interesse la lettera dell’ amico Maurizio  Marella, pubblicata su un quotidiano locale pochi giorni fa, e ho ritenuto necessario riscontrare il “garbo” e la “tensione positiva”, con i quali sono state indicate le problematiche e le prospettive a cui dovrà necessariamente far fronte, a breve,  il partito dell’ UDC nella città di Brescia.

Per l’ UDC si apre, nella città capoluogo, la formidabile prospettiva, e l’imperdibile occasione, di assumere un ruolo centrale in occasione delle elezioni amministrative della prossima primavera, prendendo atto sin da ora che la presente stagione di politica locale è ormai al suo termine, e che la nuova non potrà essere in nessun modo una fotocopia della precedente.

I due schieramenti principali pare vogliano schierare candidati sindaci che (apparentemente) nelle loro intenzioni si appresteranno entrambi ad una corsa verso “ il centro”, rivendicando entrambi in tale luogo la propria origine e  formazione, cercando così nel contempo di mettere in ombra la vera natura delle rispettive coalizioni. 

Questa operazione di facciata sarà origine di confusione  nei cittadini e bloccherà le prospettive di sviluppo  del quadro politico della città, creando un danno nelle dinamiche democratiche,rafforzando, nel contempo,, la personalizzazione dello scontro politico.

Entrambi dovranno così far finta che le lancette del tempo si siano fermate cinque anni fa, e che nel frattempo nulla è cambiato.

Sul lato destro pesano: l’apparentamento con il populismo, e talvolta la demagogia, della LegaNord e di alcuni esponenti della destra; e, ancora, i metodi politici e la cultura generati dal periodo berlusconiano. Sono fenomeni saldati, anche a Brescia, dalla consapevolezza di essere un importante tassello del collaudato schema di potere PdL –Lega, che ha dominato in Lombardia nell’ ultimo ventennio ma che inizia a mostrare vistose crepe da logoramento, sia nei suoi interpreti che nella gestione della cosa pubblica.

Sull’opposto lato sinistro, esiste sempre dietro l’ angolo, seppur al momento pare sopita, la possibile sirena del ricorso all’ausilio della sinistra radicale, che in caso di un ancora possibile utilizzo delle elezioni primarie ha già dimostrato in più occasioni di essere più pervasiva e culturalmente organizzata della sinistra riformista. La comprensibile voglia di rivincita e rivalsa dei suoi protagonisti  rischia, però, di essere connotata da eccessi di personalizzazione e demonizzazione degli avversari.

Pare ovvio concludere che alla stato dell’arte entrambi i probabili schieramenti potrebbero presentarsi ai nastri di partenza con un assetto a parole pendente verso il centro, ma di fatto, però, portatore di tutt’altra connotazione politica, e ciò ancor prima della valutazione dei loro rispettivi programmi di governo.

È dalla situazione descritta che deriva la necessità della corsa verso il centro politico, per tentare di mascherare le congenite debolezze dei principali attori dei due schieramenti ed effettuare, nel contempo, un’azione di interessato marketing politico sugli elettori moderati, da sempre ago della bilancia nella nostra città.

Quanto descritto temo contribuirà, ancora una volta, a sviare l’ opinione pubblica rispetto al perseguimento di una possibile politica che sia nel contempo popolare e moderata, intesa a Brescia come interpretazione e sintesi dei valori e della cultura di cui sono portatori da sempre i soggetti religiosi,  sociali ed economici che agiscono sul suo territorio, i quali attendono da tempo la traduzione concreta (ed equilibrata) in atti di governo delle proprie aspettative, mentre sono  stati sovente blanditi tramite audizioni, conferenze, parziali concessioni e promesse, tutte fini a se stesse.

In sintesi occorre avere la capacità di riconoscere la vera vocazione della nostra città, per ritrovare con essa la capacità di amministrare. 

Oggi servono strumenti concreti per dar voce alle aspirazioni della città,  abbandonando da subito vetusti schemi ideologici e di mera contrapposizione politica, ormai vecchi arnesi della seconda repubblica. E’ finito il tempo degli annunci ad effetto di nuove opere (a cui peraltro non si è dato alcun seguito), mentre necessita da parte di tutti un passo indietro per riconoscere ed aiutare ciò che è già in essere e autonomamente si muove nella città.

Occorre recuperare la capacità  di ascolto dei bisogni dei soggetti che abitano la città e che la rendono viva, specie dei più deboli e bisognosi; la città deve innanzitutto fermarsi ad aspettare chi è rimasto indietro. Non vogliamo una città di periferie e di esclusi, questo è il primo discrimine del nostro impegno alla prossima campagna elettorale

La stesse contraddizioni di destra e sinistra paiono permeare anche il movimentismo delle cosiddette liste civiche, prospettate in numero tale da costituire una contraddizione in termini della loro stessa necessità. Potrebbero essere elemento di novità e partecipazione, ma a condizione che non si sottraggano al confronto dialettico e democratico con i partiti politici, riuscendo a connotarsi come diverse dai partiti ma non alternative a essi, in modo tale da evitare derive localistiche e/o personalistiche di cui non vi è alcuna necessità.

Alle prossime elezioni locali (e nazionali) si confronteranno tre aree : la sinistra, la destra e l’ area moderata che  noi siamo impegnati a organizzare.

Pertanto il ruolo dell’UDC è chiaro, deve essere quello di riunire, assemblare e dar voce a ciò che già si muove dentro Brescia, dalle associazioni dei cittadini alle rappresentanze sociali ed economiche di categoria, per giungere sino ai singoli cittadini.  

Serve un progetto vivo in cui si riconosca la cultura e la sensibilità sociale e amministrativa che Brescia possiede da sempre, ma che oggi è soprattutto praticata nei luoghi che sono fuori dal perimetro dell’agire politico, capacità che non sono mai andate perse e che riteniamo attendano solo di poter riemergere rompendo le convenzioni imposte nell’ultimo ventennio siadalla destra berlusconiana che da una sinistra sempre troppo poco riformista.

Questo è il vero compito dell’ UDC, che deve  agire libera dall’esito elettorale, e contribuire attivamente a costruire un’alleanza per Brescia, senza alcun preconcetto nei confronti di nessun soggetto ma blandendo ogni posizione di radicalismo politico. Questo patto va posto in essere, ove fosse necessario per l’ UDC,mettendo in preventivo per la nostra parte anche la rinuncia a facili posizioni di rendita.

E’ evidente che non è possibile arrivare alla prossime elezioni sull’ inerzia dell’attuale posizionamento politico, frutto di un preciso momento storico ormai superato.

La nostra sfida in questo momento è riuscire a coniugare in atti concreti a Brescia quanto Casini indica chiaramente al nostro partito come obbiettivo da perseguire in prospettiva nazionale. 

Il resto per me  sono solo chiacchiere a cui non intendo accodarmi.

Nicola Orto 

Comitato provinciale Udc 

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Redazione BsNews.it

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