Vivere come gli antichi tra fiume e collina (S.Antonio, S.Anna, S.Giacomo)

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    di Esterino Bennati – Tra la riva di un fiume e le pendici di un colle. “Posto perfetto”, avrebbe sentenziato qualunque antica popolazione di passaggio, quando bastava la ricchezza delle acque e l’imponenza di un’altura per garantire ai propri figli cibo e sicurezza. Nel corso dei secoli le necessità umane si sono evolute, ma la zona dei tre santi – Antonio, Giacomo e Anna – resta indiscutibilmente una delle più amate, un pezzo di città a misura d’uomo. Via Chiusure è l’arteria principale, corre lungo la riva destra del Mella e funge da collegamento verso la parte settentrionale della città. È tanto trafficata quanto vissuta, oggi come nella storia, visto che la sua presenza è già segnalata in una carta del ‘600. Il primo nucleo edilizio moderno sorse negli anni ’30, con le case dello Iacp, poi sviluppate negli anni 50’ ed estese fino a via Crotte nel ventennio successivo, fino ai mastodontici alveari appena eretti. S. Antonio è la parrocchia simbolo della zona, sorta nel 1947 per volere dei padri filippini e “fotocopiata” in Kenya a seguito di una serie di progetti missionari. Spostandosi verso ovest il rombo delle automobili si fa più dimesso e il verde rosicchia centimetri preziosi al grigio. Ci avviciniamo a S. Anna, con i suoi giardini, le botteghe e le villette che infondono nell’anima un italico sapore di casa. Ti viene voglia di mettere radici, aprire quel cancelletto in legno, accarezzare il cane che ti accoglie festante rotolandosi nell’erba ed entrare in casa, dove il tepore degli affetti scalda il cuore. Poi ti accorgi che è solo una visione e continui a camminare osservando il brulichio della gente che entra ed esce da un negozio all’altro, come si faceva una volta, quando i centri commerciali non esistevano. Giunti ai piedi del colle, dopo essersi lasciati alle spalle la parrocchia di S. Anna, si imbocca via Cucca (il confine occidentale) per chiudere il cerchio passeggiando accanto alla clinica prima e al centro sportivo S. Filippo poi, ultimo baluardo di uno sport che, a Brescia, è sempre meno per la città e sempre più per le società. Il giro si conclude alla parrocchia del terzo santo: Giacomo, dove vediamo correre e saltare uno sciame di bambini. Viene voglia, ancora una volta, di posare a terra le valigie. Tra fiume e collina c’è profumo di casa.

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