Dalla Valtrompia contro i “ratti libici”

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    Fino a pochi mesi fa l’Italia è stata il principale fornitore di armi alla Libia. I novantatré (93) milioni di euro del 2008 e i centododici (112) milioni del 2009 dimostrano che il baciamano e la firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia” hanno puntato parecchio su questi “affari”, infischiandosene della legge 185/1990 che vieta il commercio di armi con chi viola i diritti umani. È difficile oggi per Berlusconi sostenere che un anno fa ignorasse la propensione del satrapo a sparare sulla propria gente.
    Tuttavia oggi è ancora più imbarazzante smentire la documentazione ufficiale di esportazione e presa in carico da parte dei funzionari del regime di Gheddafi di armi “leggere” con tanto di autorizzazione del Governo italiano. S’è trattato di 7.500 pistole semiautomatiche Beretta PX4 Storm, di 1.900 carabine semiautomatiche Beretta CX4 Storm e di 1.800 fucili Benelli M4 esportate nel 2009 dall’Italia attraverso una curiosa “crociera” mediterranea passata per l’isola di Malta.
    Oltre 11mila pezzi del valore di quasi otto milioni d’euro. Fucili, carabine, pistole tutte catalogate alla voce: “armi da difesa semi-automatiche d’alta precisione”. Una “ghiottoneria” da cecchino, insomma!
    Il fatto non sarebbe stato scoperto se non ci fosse stata un’indagine giornalistica su documenti resi pubblici dal governo maltese a seguito di “discrepanze” nelle rendicontazioni europee.
    Com’è stato possibile che i ministri degli Esteri, della Difesa e perfino il leghista Maroni non si siano insospettiti per questa “strana triangolazione” fra Gardone VT, Malta e la “Pubblica Sicurezza” libica?
    Perché non è stato autorizzato il trasporto da un porto italiano direttamente a un porto libico?
    Ora tutto il mondo si accorge che in Tripolitania è impossibile distinguere fra poliziotti e milizie personali dei sanguinari figli di Gheddafi. Per la verità era il segreto di pulcinella. Cuciti tutti insieme gli atti dei due Governi formano la casacca di un’altra maschera famosa: quella fatta di pezze multicolore.
    Eppure sarebbe bastato sfogliare il catalogo on-line per capire che i modelli dell’azienda bresciana venduti al “colonnello ammazza-ratti” hanno poco a che fare con l’ordine pubblico e molto con lo sterminio di giovani che aspirano a libertà e giustizia. Se avete dubbi sulla natura delle armi passate per Malta, guardate le loro caratteristiche su: www.berettadefence.com .

    Gianluigi Fondra, Mompiano

    Per saperne di più: http://www.unimondo.org

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