Omicidio di Desenzano del Garda, tre ragazzi in carcere
Ricordate la morte per annegamento di Mohammed Chamrani, avvenuta a Desenzano tre mesi fa, il 19 ottobre? Probabilmente no. La morte dell’immigrato 45enne fu da subito “archiviata” come accidentale, una caduta nelle acque gelide del lago in seguito ad una ubriacatura più pesante del solito. A distanza di tre mesi esatti dall’accaduto però, dopo una serie di indagini incrociate, testimonianze preziose e un lavoro di spionaggio finiscono in cella tre giovanissimi, e tutta la vicenda assume ben altri contorni. Ieri mattina sono stati arrestati con l’accusa di omicidio tre ragazzi, ora tutti maggiorenni ma al tempo dell’omicidio, perchè ormai è chiaro che si trattò di omicidio, lo era solo uno, Stefano Rizzi, 20 anni, di Calcinato.
I fatti: tre mesi fa, la notte del 19 ottobre, all’uscita di una discoteca nel centro di Desenzano cinque ragazzi si attardano sul molo e, ancora non si conoscono con certezza le motivazioni, hanno una discussione con l’immigrato marocchino. Dalle parole si passa ai fatti: presto l’uomo finisce in acqua e mentre tenta di risalire aggrappandosi a una corda viene percosso e spinto in basso da tre dei cinque ragazzi. Il 24 ottobre alcuni passanti vedono affiorare dalle acque del lago il corpo di un uomo: si tratta di Mohammed. Il corpo sembra non riportare contusioni tant’è che sui giornali si legge che il suo annegamento è dovuto probabilmente al fatto che era ubriaco (nel sangue tracce evidenti di alcool in grandi quantità). In seguito all’autopsia però si appura che l’uomo prima di finire in acqua ha subito percosse. Un paio di giorni dopo arriva ai carabinieri una telefonata in cui due ragazzi dichiarano di sapere qualcosa del presunto annegamento. Una volta in caserma i due raccontano di avere assistito, da lontano, al diverbio e poi alla caduta in acqua dell’immigrato. Sul momento non pensavano alla tragedia che invece si è verificata, ma quando hanno scoperto della morte dell’uomo hanno avuto il coraggio di parlare. Grazie alla descrizione del gruppetto di cinque ragazzi e all’incrocio dei dati delle forze dell’ordine in servizio quella sera si è scoperto che l’auto con a bordo i cinque giovani proprio quella sera fu fermata da una pattuglia della Polizia di Montichiari, che peraltro non constatò nulla di anomalo ma registrò i nomi delle persone a bordo. Proprio questo ha consentito di risalire agli assassini, tenuti sotto controllo per i mesi successivi, anche grazie a cimici nascoste nelle auto dei ragazzi. Proprio dalle cimici, nascoste anche in ospedale dove Stefano Rizzi è stato per qualche giorno ricoverato, la prova decisiva della responsabilità dei tre ragazzi. Tutti coloro che sapevano, parenti e amici, hanno consigliato ai tre di tenere la bocca chiusa, tanto a morire era stato solo un marocchino ubriacone.
a.c.