Giallo di Nave: il cadavere decapitato non ha ancora un nome
Il giallo di Nave appare ancora lontano dal trovare una soluzione. Come noto, sabato 6 ottobre, un cacciatore di cinghiali ha fatto un macabro ritrovamento nei boschi al confine con Caino. Ai piedi di un albero giaceva il corpo di un uomo, in avanzato stato di decomposizione e senza testa.
Le indagini sono partite subito, con qualche evidenza immediata. Innanzitutto il corpo giaceva lì da tempo, perché l’uomo indossava abiti pesanti (jeans, piumino e cappello di lana). In secondo luogo la morte è avvenuta per impiccagione, oppure qualcuno ha fatto di tutto per farlo sembrare. La testa, infatti, è stata trovata in un sacco nero (di quelli comunemente utilizzati per l’immondizia) alla cui estremità era legata una corda.
Bresciaoggi – in un pezzo pubblicato domenica a firma di Paolo Cittadini – rileva che la busta era “chiusa in cima e al nodo era stretta anche l’altra estremità della corda che pendeva dall’albero”, sottolineando che l’uomo non può averlo fatto da solo, ma anche che “gli inquirenti non escludono che il sacchetto possa essersi girato quando il corpo, o quel che è restato, è finito a terra”.
La Procura ha aperto un fascicolo per procedere con gli approfondimenti del caso e sul caso indagano i carabinieri di Gardone Valtrompia, che hanno recuperato anche uno zaino con all’interno un paio di occhiali da sole e alcuni fogli di carta (che però sarebbero stati resi illeggibili dall’acqua). Ma nel frattempo l’analisi delle denunce di scomparsa non avrebbe portato ancora ad alcun abbinamento.
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