Paroli: darò a Brescia le opere che aspetta da decenni
(a.t.) Si definisce “innanzitutto buono”. E ha fatto di questa qualità il proprio slogan elettorale. Ma forse l’aggettivo che meglio lo rappresenta sul versante politico è “inclusivo”. Perché Adriano Paroli, nell’ultimo quinquennio, ha “corteggiato” diverse figure non proprio organiche al centrodestra, premiandone anche qualcuna con incarichi di peso. Con questi ingredienti – aiutato anche dalle dinamiche nazionali – nel 2008 Paroli sconfisse il candidato del Pd Emilio Del Bono e diventò sindaco al primo turno. Un’impresa mai riuscita a nemmeno a Paolo Corsini. E ora si ripresenta – sempre contro Del Bono – per restare nel Palazzo che fu anche di Boni, Trebeschi, Padula, Boninsegna, Panella e Martinazzoli. “Questa città ha una storia amministrativa virtuosa”, sottolinea, “e anche negli ultimi cinque anni è stato fatto molto. La metro è partita, i conti sono salvi e nel prossimo mandato saremo in grado di portare a compimento il 90 per cento delle opere che Brescia aspetta da trent’anni”. Ora spetta agli elettori dire se la promessa è convincente.
Da sindaco quale sarebbe stavolta il suo primo atto di governo?
Il tempo per festeggiare non c’è. Dobbiamo subito trovare i 31 milioni che servono per continuare a dare alla città i servizi che merita.
E se non arrivasse nemmeno al ballottaggio che farebbe?
Il nodo è solo se riuscirò a vincere ancora al primo turno o se dovrò confrontarmi al ballottaggio con Del Bono. Da ottimista, comunque, credo che il sindaco di Brescia – qualunque sia il nome – saprà lasciarsi alle spalle le strumentalizzazioni elettorali e governare la città con la serietà che richiede questo impegno.
Il candidato del Pd, però, continua a sostenere che in Loggia esiste una questione morale.
Del Bono non lo pensa, e me l’ha più volte confermato. Del resto se non fosse così perderei la stima che ho nei suoi confronti perché sarebbe un segno di grave decadimento politico.
Cosa non rifarebbe di questi anni?
Alcune cose le avrei portate avanti più in fretta. Ma il nostro mandato ha coinciso con la crisi peggiore dal Dopoguerra: non era possibile fare meglio. Da tifoso, certo, mi sarebbe piaciuto fare qualche passo in più nella direzione del nuovo stadio…
Sul fronte delle opere pubbliche i suoi avversari le rimproverano di aver fatto molte promesse e non averle mantenute.
Sciocchezze di chi ha perso il contatto con la realtà. Ad esempio per la cultura abbiamo fatto moltissimo. Il riconoscimento del complesso di Santa Giulia come patrimonio dell’umanità è un successo enorme, e rimarrà per sempre in dote alla città. Così la musealizzazione del Capitolium e la Fondazione del Teatro Grande sono stati risultati importanti. La Pinacoteca non è finita? Vero, ma tra due anni lo sarà. In questa legislatura abbiamo avuto il coraggio di iniziare a dare risposte a tanti problemi che si trascinavano da decenni. Come lo stadio, il campus universitario e il nuovo carcere. Se non si parte mai di certo non arriva al traguardo.
Ha parlato di cultura. Le grandi mostre sono ancora una prospettiva?
Non ci sono più le risorse e noi l’abbiamo capito da tempo. Le esposizioni su Inca e Matisse – compresa la truffa che abbiamo subito – sono costate la metà dell’ultima di Goldin. Mentre con “Novecento mai visto” abbiamo cercato di valorizzare i tesori della città. Il riconoscimento Unesco, certo, ci condanna ai grandi eventi. Ma la strada è quella di ridurre i costi e guardare al contributo dei privati.
Il suo successo più importante?
La rivitalizzazione del centro storico: qualunque persona intellettualmente onesta deve ammettere che piazza Loggia e i portici sono ben lontano dall’abbandono di cinque anni fa. Ma sono anche orgoglioso del fatto che, con i tempi che corrono, siamo riusciti a garantire 42 milioni al sociale e 38 alla scuola. Oltre che pagamenti ai fornitori per 78 milioni.
Nell’ultima intervista a 12 Mesi indicò come priorità il lavoro, seguito da ambiente e sociale. Confermerebbe l’ordine oggi che il caso Caffaro è tornato con prepotenza nell’agenda elettorale?
Confermo la priorità. Brescia deve tornare ad essere una città industriale e non possiamo aspettarci che sia il settore ambientale il volano principale. Di ambiente, poi, molti parlano senza proporre nulla di concreto. Noi qualcosa abbiamo fatto. Da 20 anni si parlava del parco delle Cave, ma non un centimetro era di proprietà del Comune: noi ne abbiamo acquisiti 800mila metri. E lo stesso discorso vale per la Valle di Mompiano, di cui sento parlare da quando avevo i calzoni corti.
Allarghiamo il campo. Se fosse stato in Parlamento qualche settimana fa chi avrebbe votato come presidente della Repubblica?
Marini lo avrei sostenuto, Prodi no. Con l’elezione di Napolitano Berlusconi ha saputo interpretare il sentire della gente, mettendo subito i suoi voti a disposizione di quella che era la scelta migliore per il Paese. In altre occasioni il Cavaliere ha anche commesso errori, ma stavolta è stato un gigante politico.
Letta al governo le piace?
Anche in questo passaggio Berlusconi ha visto lungo, anteponendo l’interesse pubblico all’ipotesi di una facile vittoria elettorale. Credo che il binomio Letta-Alfano possa fare molto per il Paese.
A Brescia è ipotizzabile un accordo con Del Bono?
Qualche mese fa, forse… Oggi non credo. La mia idea è che sia positivo mettere insieme più risorse possibile per il bene della città. Ma per dialogare è necessario dismettere le armi della propaganda. E questa è una brutta campagna elettorale: qui il clima di pacificazione di Roma è ben lontano.
Come immagina la sua prossima giunta? C’è ancora posto per Laura Castelletti?
In questa giunta ho voluto Claudia Taurisano e Silvano Pedretti, che – se lo riterrà – è già prenotato per il prossimo mandato. Né è un mistero che il direttore generale del Comune e il sovrintendente del Grande non siano della mia parte politica. Ma si tratta di figure di indubbio valore e voglio continuare a dare fiducia alle forze migliori della città, senza vincolarmi al fatto che mi abbiano votato o meno. Anche sulla Castelletti non cambio idea. Può dare un contributo positivo a Brescia e non escludo di poter lavorare con lei. Ma deve smetterla di ballare da sola: candidarsi al primo turno senza speranze di vittoria, solo per contarsi, non ha senso.
Chiudiamo con il gioco della torre. Chi butta tra Laura Gamba e Emilio Del Bono?
Sono buono, li salvo tutti e due.
Movida o residenti?
Prima salvo i residenti: hanno il diritto di dormire la notte.
Goldin o Brunello?
Entrambi hanno fatto molto per la cultura della città, ed entrambi hanno lasciato male la città.
Prodi o Rodotà?
Butto entrambi.
Un pregio e un difetto di Adriano Paroli?
Il pregio è che sono buono, il difetto che sono troppo buono.
ADRIANO PAROLI E’ SOSTENUTO DA:
Pdl Berlusconi
Lega Nord (con Paroli)
X Brescia Civica (Adriano Paroli)
Lista Pensionati (con Paroli)
Volontari per tutti
Fratelli d’Italia
Udc
Futura Bresci@
Partito Liberale Italiano