⛔️ Quei “criminali” dei bevitori di pirlo e i cittadini trattati da bambini | di Andrea Tortelli
di Andrea Tortelli – In assenza di curve da stadio e di altre occasioni collettive di “sfogo”, lo sport preferito da molti bresciani – durante l’epidemia di Covid-19 – sembra essere quello di vomitare la propria rabbia contro il prossimo sui social. Ovviamente incuranti del fatto che offendere e diffamare è reato anche se lo si fa a mezzo Facebook.
Anche prima era così, va ricordato. Ma rilevo con rammarico che la situazione si è aggravata di molto in queste settimane, complici ovviamente le privazioni e le difficoltà del momento.
Prima erano stati i runner. Bersaglio di offese, delazioni (democratiche, ma di rimando fascista) e aspre critiche per il solo fatto di aver osato muoversi, senza di fatto mettere a repentaglio la salute pubblica (dati scientifici alla mano: chi corre in solitudine non crea rischi di contagio per se stesso e per gli altri).
Il Coronavirus, certo, è stato un fatto straordinario, che ha messo tutti di fronte a una limitazione senza precedenti delle libertà individuali. Una decisione per molti versi doverosa, ma che comunque non può che avere carattere di straordinarietà. Perché altrimenti lo scivolare verso le privazioni di diritti basilari delle epoche più buie della storia italiana è a distanza di pochi passi.
Lo Stato, le Regioni e molti sindaci, in questo quadro, hanno gestito la situazione in maniera confusa. Parlando con voci diverse e “frastornando” i poveri cittadini con regole in contraddizione tra loro e spesse volte assurde, che denotano un abuso di potere ai danni dei cittadini, trattati come minorenni e talvolta come minorati. Salvo poi dimenticarsi completamente dei minori e dei portatori d’handicap, lasciati senza servizi, senza assistenza, senza scuola, senza occasioni di svago: lasciati alle famiglie, unico vero sistema di welfare oggi funzionante in Italia.
Un esempio? In un Comune bresciano pochi giorni fa i runner venivano fermati dai vigili, che li ammonivano di correre con la mascherina a pena di una pesante sanzione. Ordine del comandante, veniva spiegato con un certo imbarazzo. Peccato che sui social lo stesso Comune consigliasse di non metterla durante l’attività sportiva. Peccato che la legge indichi esplicitamente che è consentito non metterla. Peccato che i medici sconsiglino a tutti di metterla per una questione di salute.
Era solo un tentativo di “dissuadere” i cittadini da eventuali comportamenti scorretti a fronte degli abusi di molti, ci è stato spiegato. Ma a noi sembra soltanto l’ennesima dimostrazione di uno Stato – con le sue propaggini, di destra e sinistra – confuso, pasticcione e paternalista. Che fa paura a tutti per convincere qualche indisciplinato a rispettare le leggi e le pratiche di buon senso (Mao Tst Tung festeggia nella tomba…), poi magari – magnanimo – ti multa anche e ti concede di fare ricorso e… di vincerlo.
“Fino a oggi ci siamo comportati da buoni padri di famiglia e abbiamo usato la carota, ma…”. Così ha dichiarato in estrema sintesi, nelle scorse ore, un ministro della Repubblica commentando i problemi legati alla movida in diverse zone d’Italia. Mai parole furono più sintomatiche di un modo di pensare, che tocca anche la nostra provincia.
Nel Bresciano, in questi giorni, sta facendo molto discutere il caso di piazzale Arnaldo, che venerdì era oggettivamente troppo affollato da persone non rispettose delle distanze e degli obblighi relativi alla mascherina. Ma andrebbe anche aggiunto un elemento per onestà intellettuale: se la legge concede a tutti di uscire di casa per andare a bersi un pirlo o al centro commerciale che colpa – dal punto di vista morale e legale – hanno coloro che lo fanno?
Leggo sui social commenti indicibili e inaccettabili contro chi c’era, additato come un “criminale” o un “untore”. E anche noi abbiamo riportato la decisione del Comune – invocata da moltissimi, va detto – di chiudere i locali anticipatamente per risolvere il problema. Perché non prevenire il problema ed eventualmente sanzionare solo chi ha sbagliato secondo legge? Ancora una volta, purtroppo, si puniscono tutti (compresi i gestori dei locali, che stavolta non hanno acuna colpa, e i portatori di diritti legittimi) per punire qualcuno che probabilmente ha sbagliato. E gli altri? Devono essere limitati nelle loro libertà personali, compresa quella di bere un pirlo in piazza, per il solo fatto che qualcuno ha abusato delle sue libertà?
Sia detto con rispetto di tutti e dei tempi (e dei troppi morti degli ultimi mesi), ma questa a mio avviso – e so di dire una cosa poco di moda – non è democrazia, perché in democrazia la responsabilità è sempre individuale.
Un’ultima considerazione, consentitemi. Adesso, è notizia di oggi, il Governo ha pronto un esercito di 60mila assistenti civici, che verranno impiegati in strade, piazze e parchi per ricordare alle persone l’uso delle mascherine, il mantenimento delle distanze di sicurezza e il divieto di assembramenti. Ben venga un supporto alle forze dell’ordine, ma i “vigilini” (o le “fascette nere”, come qualcuno li ha ribattezzati) – che a fatica potranno avere una preparazione adeguata rispetto al compito loro richiesto – a me ricordano sempre epoche che mi preoccupano più dell’attuale. Spero di sbagliarmi.
* Direttore BsNews.it
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