Il mondo dopo il Covid 19: intervista a Matteo Linotto | INNOVATION CLUB
La teoria del cigno nero è una metafora che descrive un evento non previsto con gravi conseguente e che, a posteriori, viene razionalizzato e giudicato rispondente ad modello che non veniva considerato o più semplicemente sottovalutato. Covid 19 è il “cigno nero” che ha capovolto ogni logica dal punto di vista economico, sociale ed emozionale. Dobbiamo essere pronti a far fronte a questo evento epocale con consapevolezza del presente e un approccio flessibile e deciso per disegnare il mondo futuro.
Ecco alcune riflessioni fatte con Matteo Linotto imprenditore digitale che ha co-fondato l’associazione Innovation Club.
Come sarà il mondo dopo l’avvento Covid 19 ?
“Purtroppo molto incerto perché fino a quando non ci saranno delle cure o un vaccino. Il pericolo di un ritorno di questo grave problema sarà sempre imminente”.
Uno dei temi centrali oggi è tutelare la salute con l’economia qual’è il punto di equilibrio ?
“La salute deve venire prima di tutto perché se non ci sono le condizioni sanitarie non si potrà avere una vera ripresa economica. La tutela della salute oggi non dipende da una variabile ma da una variegata serie di situazioni, di comportamenti individuali ed è quindi imprevedibile”.
Come potrebbero essere i nuovi equilibri mondiali ?
“Negli scorsi decenni il mondo si è diviso tra destra e sinistra, negli ultimi anni la dicotomia è ta chi si “chiude nel locale” e chi vuole creare “una sinergia internazionale”. La crisi del Covid 19 accentuerà queste due tendenze dove conviveranno con pro e contro. Da un lato già oggi vediamo la scienza che collabora per creare un vaccino a livello internazionale mentre dall’altro molte comunità si sono “chiuse” a protezione del proprio territorio e in molti casi questo ha permesso una gestione positiva “su misura” della crisi”.
Si potrebbe ritornare ad un modello centrato più sullo stato che sulle imprese ?
“La forza e la flessibilità dell’iniziativa privata è certamente un motore importante tuttavia una situazione come Covid 19 rende centrale il ruolo di uno stato o di un “sovrastato” come l’Europa che deve intervenire per supportare l’economia in tutti i suoi aspetti. La stessa dinamica potrebbe accadere in futuro per il riscaldamento globale e altri grandi cambiamenti. Bisogna credo guardare il mondo con occhi nuovi se lo stato viene visto attraverso burocrazia e tasse è un limite ma oggi il bene comune e collettivo è un concetto da valorizzare e il modello di uno stato moderno e meritocratico potrebbe essere una grande scoperta”.
La tecnologia diventerà sempre più invasiva nella vita delle persone ?
“La tecnologia non è né buona né cattiva dipende dall’uso che se ne fa. Per adesso abbiamo visto un uso autoritario della tecnologia (App e Telecamere) fatto da alcuni stati dove esiste un regime non democratico. In occidente vediamo organizzazioni private utilizzare i dati come fonte di profitto a volte in modo aggressivo. Io credo che la tecnologia possa essere usata anche fin di bene per aiutare a gestire un problema come il Covid 19 costruendo a supporto un modello di tutela dei dati che possa essere anche un punto di riferimento per tutto il mondo. Pensiamo come la GDPR europea è stata un modello per molti altri paesi”.
I grandi player tecnologici in questo momento di crisi raddoppiano i fatturati ci sarà un’ulteriore centralizzazione?
“Nel breve sicuramente si ma una crisi come questa accelera tanti fenomeni. Dipende da come si gestiranno i dati e le tecnologie. Oggi in modo silenzioso si sta affermando un modello di libero accesso alla conoscenza e potranno nascere invece nuove iniziative. I dati sono la materia prima della nuova rivoluzione industriale cosi come la terra è stata per l’agricoltura e il vapore per le prime industrie. Molti paesi emergenti lo hanno capito e stanno lavorando su Intelligenza Artificiale e Blockchain proprio per fare un salto carpiato in avanti. Forse potremo vedere in futuro nuovi big player digitali nati in luoghi che oggi sottovalutiamo”.
Le piccole realtà risentiranno molto della crisi post Covid 19?
“Da quello che si vede dipende molto dal settore di appartenenza perché se da un lato turismo e ristorazione sono profondamente colpiti esistono degli ambiti dove c’è stata paradossalmente una crescita di fatturato. Sicuramente in senso lato le realtà che sono da aiutare per prime sono le piccole aziende che costituiscono in Italia il vero asse portante del PIL”.
Come cambierà il lavoro ai tempi del Covid 19 ?
“Posso fare delle osservazioni su ciò che mi circonda. Le aziende dovranno chiaramente limitare gli accessi alle strutture e favorire lo Smart Working. Smart Working significa da un lato risparmiare un sacco di tempo in spostamenti e fare riunioni che scopriamo essere mirate e molto produttive. Infatti molti si sono resi conto di poter portare a termine anche in remoto quasi tutte le normali attività “da colletto bianco” . Dall’altro lato però ci sono delle dinamiche sociali che sono limitanti dietro uno schermo e in una situazione difficile come questa una persona può sentirsi davvero abbandonata o gettarsi come accade nelle attività lavorative per non pensare a quello che sta intorno con notevoli effetti di stress. Lo Smart Working inoltre fa aumentare la tendenza a sentirsi un professionista nomade che lavora temporaneamente presso un’organizzazione ma non ne fa parte e quindi fa aumentare una dinamica atomizzante”.
Sostituire il lavoro delle persone con la tecnologia potrebbe essere una tentazione ancora più forte ?
“Questo processo è già in atto e sarà purtroppo inesorabile. Se pensiamo sia pericoloso andare in un supermercato è evidente che acquisteremo online. Se pensiamo che ogni contatto umano possa portarci il contagio preferiremo interagire con una macchina. C’è un forte rischio che oltre alla crisi economica ci sia anche un’accentuazione di questo fenomeno. Serve quindi un ripensamento del nostro modello in modo tale da garantire lavoro e quindi distribuire benessere”.
Come cambia la nostra vita e quindi le nostre esigenze ?
“Ci saranno dei cambiamenti molto profondi perchè c’è un impatto psicologico di una nuova normalità dove addirittura lo spazio ed il tempo sono completamente diversi. Ci sono tanti esempi che possono essere fatti in un mondo dove le distanze non contano ed il tempo compresso in tanti “microeventi” potremmo riscoprire l’importanza ed il benessere dei piccoli centri rispetto alla metropoli e all’interno delle grandi città una “micromobilità” visto che i mezzi pubblici saranno contingentati e l’auto una prospettiva troppo difficile”.
Che cosa potrebbe essere la nuova normalità di cui si parla tanto ?
“La nuova normalità sarà, inutile girarci intorno, una vita più difficile ed incerta oltre ad una consapevolezza chiara della nostra fragilità. Questa realtà sicuramente oppressiva di cui avremmo fatto tutti volentieri a meno può anche portare una reazione positiva in termini di dinamicità ed ingegno perché la storia insegna che nei momenti difficili nascono le più grandi innovazioni”.
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