Il concerto ti lascia senza fiato? Non temere è dal vivo non da morto! | BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA
I miei concerti iniziano il giorno prima
e non finiscono nemmeno il giorno dopo
(Vasco Rossi)
intervista di Irene Panighetti a Doriana Galderisi* – Estate, tempo di concerti, di ogni genere musicale e per ogni tipo di gruppo o cantante. A Brescia sono davvero tante e variegate le proposte, organizzate da diversi enti: il Comune di Brescia che, nei parchi, in particolare Campo Marte, e nelle piazze, da anni propone calendari musicali estivi di forte richiamo. Ma anche associazioni, partiti e altre realtà alle loro feste organizzano offerte musicali, anche di respiro nazionale ed internazionale, come avviene per la festa di Radio onda d’urto, divenuta ormai il principale festival musicale del Norditalia.
Dottoressa Galderisi, dal punto di vista psicologico vi è una risposta al perché siano così diffusi, e amati, i concerti all’aperto?
Buongiorno dottoressa Panighetti e grazie per aver scelto un argomento così bello ed estivo per questa puntata di luglio della mia rubrica.
Si tratta di una tematica che, in certo senso, “tocco con mano”, o, meglio, “con le orecchie”, dal momento che, abitando nei pressi di Campo Marte, mi capita spesso di sentire la musica che proviene dai concerti organizzati per il festival “Brescia summer music”.
Quante volte perciò, soprattutto nel pomeriggio quando ci sono le prove che anticipano le performance, ascolto buona musica! I concerti a Campo Marte mi permettono anche di assistere ad uno “spettacolo” cittadino davvero incredibile: sotto alle finestre della mia casa quanti giovani e quanti meno giovani vedo recarsi all’evento musicale ed è da tutto questo che nascono alcune riflessioni proprio sul valore, sull’importanza e sul significato di iniziative di questo tipo.
Iniziamo queste riflessioni portando l’attenzione su un aspetto non secondario né accessorio, ovvero l’importanza dell’organizzazione, della logistica, della pianificazione e della gestione adeguata di eventi live di tale portata. Quando si pensa ad un concerto dal vivo infatti una delle prime cose che viene in mente è la grande quantità di persone, l’affollamento in spazi tutto sommato contenuti, come possono essere, nel caso della nostra Brescia, un parco o una piazza, e la vicinanza, nel senso che le persone sono gomito a gomito. Tale aspetto oltre che essere un fattore di cui tenere conto a livello di organizzazione, è anche un aspetto che, sul piano psicologico, può produrre non di rado situazioni di ansia, magari anche del tutto inaspettate: ci si può rendere conto di soffrire fortemente per la ristrettezza degli spazi e le limitazioni di movimento in tali contesti, oppure di avere il timore degli spazi stessi in cui ci si trova; in altre parole si può vivere un’esperienza di forte ansia, in alcuni casi vera e propria agorafobia (paura degli spazi aperti) e/o ansia sociale.
La cornice perciò, cioè l’organizzazione e la gestione di eventi live, hanno un impatto psicologico da non sottovalutare, anche perché l’adeguatezza della pianificazione impatta sulla percezione della sicurezza, e, quindi, sull’idea di protezione, determinando una maggiore o minore tranquillità nel vivere l’esperienza stessa. A maggior ragione quando un evento live ha un grado di attrazione molto elevata, garantire una partecipazione sicura e adeguata è un valore aggiunto molto importante.
Nel caso della nostra città, l’organizzazione dei concerti live è molto appropriata e questo, oltre a valorizzare la nostra bella Brescia e quindi consentire di farla conoscere sempre più, aiuta lo sviluppo dell’indotto e dell’economia locale. A ciò si aggiunga che la proposta costante e a cadenza regolare degli eventi musicali oltre a creare una garanzia di continuità al pubblico, che, di anno in anno, quindi si dà appuntamento in città, premia, consolida e migliora l’efficacia della logistica e della pianificazione degli eventi messa in atto dalla nostra amministrazione.
Le differenze tra il vivere un concerto dal vivo o invece ascoltarlo in televisione o via radio sono lampanti da un punto di vista più pratico e ambientale, ma vi sono differenze psicologiche, più difficili da cogliere?
Certo, come accennato sopra i concerti non sono esclusivamente eventi musicali o di intrattenimento, bensì sono sono esperienze multisensoriali che possono attivare diversi aspetti psicologici che hanno a che fare con emozioni, percezioni e connessioni sociali. Innanzi tutto l’emozione derivante dall’attesa: prima di recarsi effettivamente al concerto infatti l’evento viene preparato e questo a volte comporta affrontare alcune piccole grandi sfide legate magari alla distanza e alla fatica. Trovare una soluzione a questi fattori è, soprattutto per i più giovani, anche una sorta di sfida con se stessi, una messa alla prova delle proprie capacità.
In secondo luogo ad un concerto solitamente non si va da soli, quindi l’evento diventa anche un’opportunità per stare con altre persone, ma, ancora di più, per entrare in una sorta di legame invisibile, in altre parole per connettersi con gli altri, per condividere passioni, unire le generazioni e le famiglie stesse perché non è infrequente vedere genitori che accompagnano figli a concerti di cantanti o band di cui magari non conoscono nemmeno il nome. Anche questo è un effetto positivo delle esperienze live perché poter condividere tra generazioni diverse, come quella tra genitori e figli, diventa un modo da un lato per conoscere meglio i gusti, gli interessi, il modo di “leggere il mondo” da parte dei giovani, e dall’altro lato consente di rafforzare un legame proprio grazie attraverso attraverso la partecipazione ad esperienze di tal genere. In altre parole il senso di vicinanza, la riduzione della sensazione di solitudine e l’aumento del benessere sono il risultato della partecipazione a questi eventi, come sottolinea molto bene nei suoi lavori lo studioso Koenraad Cuypers.
La partecipazione a tutto tondo e con tutti i sensi a dei concerti live è ben descritta anche dalle neuroscienze: ad esempio ricerche di Michelle Phillips docente di Psicologia della musica a Manchester, mostrano come aree cerebrali legate all’attenzione e alla sensorialità più sofisticata vengano particolarmente stimolate proprio dalla musica live.
E ad aggiungere peso a tutto ciò vi sono studi legati alle emozioni, in particolare alla sensazione di sentirsi più felici e di provare una generale condizione di piacere. Gli studi di Fancourt e Finnegan 2020 mostrano come gli ormoni della felicità, la dopamina e l’ossitocina vengano prodotti in maggior quantità proprio durante l’ascolto di musica live. C’è chi aggiunge anche che a beneficiarne sia lo stesso sistema immunitario perché sembra che funzioni meglio, quindi, in altre parole, che ci si ammali meno e migliori la salute fisica nell’ascolto di musica dal vivo.
Vivere l’esperienza di un concerto live lascia qualcosa nella psiche o è qualcosa di bello ma che finisce con l’ultima nota dal palco? In altre parole, dal punto di vista psicologico assistere ad un concerto live ha impatti duraturi?
Certamente! Resta infatti una prima sensazione di essere fuori dalla realtà, di essere rapiti dalla musica e a livello psicologico questo fenomeno viene chiamato effetto flow (o esperienza di flusso) introdotto dallo studioso Mihaly Csikszentmihalyi; in pratica è un’immersione, è come se si entrasse in uno stato in cui ci si trova completamente assorti in un’attività per il proprio piacere, durante il quale il tempo vola e le azioni, i pensieri e i movimenti si succedono uno dopo l’altro, senza sosta. E’ un momento in cui si è talmente immersi in un compito e ci si sta godendo al massimo la situazione che non si è capaci di pensare ad altro.
In altre parole è una sensazione di irrealtà che permane per qualche tempo, spesso sostenuta a prolungata anche dal potersi talvolta avvicinare fisicamente ai propri idoli per chiedere autografi o fare una foto con loro. E poi nella fase successiva, che potremmo definire di “atterraggio”, si guardano foto e video, si scambiano commenti con altri partecipanti,ovvero si crea una sorta di narrazione personale che crea ricordi indelebili e che può portare ad una sensazione agrodolce, una specie di ricordo nostalgico di una bella esperienza che si è vissuta. E quali parole, se non quelle di Fabrizio Caramagna, possono darci meglio l’idea di queste sensazioni: “Non c’è nulla di più bello di un sipario a concerto finito. Ogni senso è ancora rapito dalle note e puoi restare, seduto, ad ascoltarle nella tua mente”.
Ed è proprio vero! Quando guardiamo le nostre foto e video ad un concerto e pensiamo: “Io c’ero”, quel concerto non è finito ma è parte duratura e unica di noi.
Grazie per l’attenzione
(Rubrica a cura della dottoressa Doriana Galderisi, nella forma di dialoghi con la giornalista bresciana Irene Panighetti).
CHI E’ DORIANA GALDERISI?
Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. Esperta in psicologia dello sport iscritta nell’elenco degli psicologi dello Sport di Giunti Psychometrics e del Centro Mental Training. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.
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