di Paolo Pagani* – Si sta avvicinando il centenario del delitto Matteotti, un atto efferato che porta dentro di sé tutte le impronte del DNA del fascismo. Fascismo movimento e fascismo regime.
Non stupisce che il governo stia facendo tutto quanto è in suo potere perché questo triste anniversario non venga celebrato nel modo solenne come una democrazia dovrebbe fare.
Il motivo è molto semplice e banale. Come lo è la banalità del male . Il tentativo, in atto da tempo, è quello di relativizzare il male del fascismo (ma anche qui senza troppa enfasi) agli anni dalle leggi razziali alla guerra.
È evidente, allora, che il delitto Matteotti vada offuscato, nascosto perché lì si ricapitolano tutti gli elementi più spregevoli del fascismo: la repressione, la violenza belluina, la cancellazione delle libertà, le incarcerazioni, il confino, l’ emarginazione di tutte le minoranze. Insomma il totalitarismo nella sua essenza, lungo un Ventennio. E non è un caso che Mussolini, passato il rischio di perdere il potere nell’ autunno del ’24, si assunse direttamente la paternità del delitto. Non importa se da qui al 10 giugno la premier (e magari qualche bresciano) riuscirà ad esprimere una condanna senza appello. Sarebbe sempre una ipocrisia e una mossa strumentale. Perché quello che conta è ciò che non ha fatto e detto in tutti gli anni della sua militanza politica.
Forza Italia e la Lega (unica eccezione il presidente della camera) stanno facendo i reggicoda, rendendo un cattivo servizio alla democrazia. Allo stesso modo come in alcuni comuni si sono opposti alla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini. Fortunatamente sono usciti e usciranno libri di storici di vaglia che valorizzano la figura di Matteotti antifascista, difensore degli sfruttati della sua Valle Padana, riformista intransigente. E che salvano l’onore dell’ Italia.
Sono convinto che anche questo tentativo di cancellazione della memoria troverà una risposta dall’Italia democratica e antifascista. Che prenderà le distanze, anche nei comuni, da chi non ha il coraggio di ricordare Matteotti e di condannare questa amnesia del governo verso uno dei figli dell’Italia migliore. Da chi gode del sostegno di quel partito che ancora conserva il simbolo della Fiamma che arde perennemente sulla tomba di Mussolini. Perché non va mai dimenticato che il fascismo, fin dal suo esordio, prese di mira le cooperative e i municipi. Anche a Brescia già prima della presa del potere tanti sindaci (da Calcinato a Villa Carcina passando per Breno) con la violenza furono costretti a rassegnare le dimissioni. In alcuni casi municipi furono occupati manu militari per settimane. Prendere le distanze da questa destra, a mio avviso, è anche un servizio alla causa di una memoria condivisa, su cui si deve reggere una grande nazione.
* Pd/Articolo Uno Brescia (direzione regionale Pd)